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Maroni difende i confederali: «Stavolta non sono d’accordo»

Anche Alemanno dà man forte al collega del Welfare: «Per An il ruolo dei fondi contrattuali non si tocca»

Maroni difende i confederali: «Stavolta non sono d’accordo»

da Roma

Il ministro del Welfare Roberto Maroni difende la riforma della previdenza complementare e i sindacati difendono se stessi. Le reazioni al premier ieri sono state risentite, e non solo da parte delle organizzazioni dei lavoratori. «Non sono d’accordo con Berlusconi - è sbottato il ministro leghista a Palermo per il congresso nazionale dei geometri -. La riforma del Tfr non è un regalo ai sindacati». A dar man forte a Maroni è arrivato anche il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, che ha confermato la posizione di Alleanza nazionale: «Noi, come An, siamo schierati con il ministro Maroni. Riteniamo che i fondi contrattuali che trovano delle intese fra imprese e sindacati debbano avere un ruolo fondamentale». An approva dunque la preferenza di fondi chiusi a discapito delle polizze assicurative.
I sindacati invece ribattono con durezza: per Guglielmo Epifani, Berlusconi è stato «offensivo, inutilmente e stupidamente», mentre la Cisl definisce «molto gravi» le parole del premier.
Maroni ha risposto a Berlusconi due volte. La prima dalla Sicilia, la seconda al rientro, dai microfoni di Radio 24: «Certo la riforma non è un regalo alle compagnie assicurative - ha chiarito -. E per fortuna, visto come si sono comportate in questi anni, ma garantisce le pensioni soprattutto ai giovani. È un dovere del governo - ha quindi ricordato il ministro - chiudere la legislatura con l’approvazione della riforma». A distanza di poche ore non ha poi cambiato il suo giudizio: «Spiace dirlo, ma questa volta ha ragione Epifani, ha ragione il sindacato». Secondo Maroni «Berlusconi è stato mal informato da qualcuno che ha interesse che la riforma si blocchi». Il ministro ha ricordato che la proposta è stata accettata «sia dai sindacati che da tutte le associazioni di categoria e sfido chiunque - ha sottolineato - a sostenere la tesi che si tratti di un regalo ai rappresentanti dei lavoratori». Maroni si dice dunque convinto che «alla fine il buon senso prevarrà. Ora diventa una questione politica - è la conclusione del ministro -. Non si può dare solo il bastone e togliere la carota».
La strada di Maroni viene dunque approvata da An. Alemanno condivide l’idea di dare più spazio ai fondi chiusi rispetto alle polizze assicurative come è nell’idea del ministro leghista: «Riteniamo - spiega Alemanno - che i fondi contrattuali debbano avere un ruolo fondamentale, su questo non abbiamo dubbi. Non si tratta di fare regali ai sindacati, ma di dare preminenza a un meccanismo che trattiene il Tfr nel circuito imprese-lavoro». I sindacati sono durissimi sulla presa di posizione di Berlusconi. A partire dalla Cgil. Epifani risponde al premier: «Berlusconi non sa quello che dice. Con le dichiarazioni di oggi svela la sua relativa cultura democratica e la difesa, ancora una volta, del suo personale e privato interesse». Beniamino Lapadula, della segreteria di corso d’Italia, aggiunge: «Decenza vorrebbe che prima di parlare di Tfr, Berlusconi vendesse Mediolanum, risolvendo così un conflitto d’interesse che riguarda direttamente le tasche degli italiani». «Il Tfr è dei lavoratori, è salario dei lavoratori - precisa il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta -.

Non c’è alcun regalo».

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