Roma - Polso, dice Roberto Maroni, ci vuole polso. «È il momento di intervenire con fermezza per evitare che la rabbia prevalga sulle regole della convivenza civile». Ci vuole polso ma anche equilibrio. Sarà infatti il Parlamento, rivela nel pomeriggio ai dirigenti della Caritas, e non il governo a decidere se introdurre il reato di immigrazione clandestina.
In mattinata il ministro dell’Interno parla in piazza del Popolo, davanti a tutti i vertici dello Stato riuniti per la festa della polizia, mentre le foto dei campi rom a fuoco fanno il giro dei giornali d’Europa. Immagini dure, ma che rafforzano la convinzione di Maroni: bisogna fare qualcosa e farla presto. «Questo governo - spiega il ministro dell’Interno - ha avuto un chiaro mandato dagli elettori, quello di garantire a tutti più sicurezza, ma non per questo vuole cavalcare la paura. Anzi, vuole liberare i cittadini dalla paura». Dunque fermezza, perché «occorre che non si ripetano episodi di ingiustificata violenza come quelli che si sono purtroppo verificati a Napoli a seguito dell’orribile tentativo di rapimento di una neonata». Ma anche dialogo «con gli enti locali», le associazioni di assistenza e volontariato e «l’opposizione» perché avere città tranquille dovrebbe essere «un obbiettivo comune».
Insomma, c’è una domanda di sicurezza ma, come dice Giorgio Napolitano, «l’importante è che ci sia una buona risposta» e quindi non dettata dall’emotività e dalla propaganda. L’altro giorno, ricevendo il ministro dell’Interno al Quirinale, il capo dello Stato lo ha vivamente consigliato di mettere nel decreto solo i provvedimenti a carattere d’urgenza per evitare problemi di costituzionalità e a approvare il resto attraverso un ddl. E ora suggerisce di «concentrare ulteriormente gli sforzi verso gli obbiettivi essenziali, valorizzando la professionalità indiscutibile della polizia nel controllo del territorio».
Maroni, su questo punto, gli ha dato retta. E si dice d’accordo con Napolitano anche sull’esigenza di trovare maggioranze ampie. «Come lei affermò anni fa, è dovere di tutte le forze politiche alimentare il dialogo perché la sicurezza è certamente tra le cose di comune interesse. Su questo argomento il Paese pretende risposte immediate ed efficaci e chiede a tutti di collaborare». Intanto però bisogna muoversi: il pacchetto del governo è pronto. «Ora è il momento della sintesi e dell’adozione di provvedimenti che, ne sono sicuro, contribuiranno a contrastare quel senso di sfiducia nelle istituzioni derivato dall’incapacità delle istituzioni stesse di dare risposte convincenti». Il primo punto riguarda il giro di vite sugli sbarchi. «È nostra intenzione - dice ancora - gestire con ordine e rigore le migrazioni interne ed esterne all’Unione europea per garantire la pacifica convivenza». E non basterà «il contrasto», toccherà pure «proseguire nell’attività di cooperazione internazionale, promuovendo nuovi accordi bilaterali».
Maroni ha già fatto qualche passo: «In questi giorni ho incontrato le autorità libiche e romene».
Poi c’è la lotta alla microcriminalità, da incrementare con «il controllo del territorio e con un maggior coinvolgimento del mondo delle autonomie». Infine il settore da dove in questo momento arrivano le notizie migliori, la guerra al grande crimine organizzato: «Il Paese ringrazia, ma servono più risorse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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