Oltre cinque ore per chiarire, per cristallizzare e fare acquisire il valore di prova al racconto dei testimoni. Oggi il transessuale Natalì, di fronte al gip Renato Laviola, ha ricostruito, nel corso della prima udienza dellincidente probatorio sul cosiddetto caso Marrazzo, quanto avvenuto la mattina del 3 luglio dellanno scorso quando carabinieri infedeli fecero irruzione nella sua abitazione, dove si trovava in compagnia dellex presidente della Regione Lazio, per girare un video e ordire un ricatto allex governatore.
«Bussarono dicendo di essere carabinieri - ha raccontato Natalì sotto gli occhi di Nicola Testini e Carlo Tagliante, due degli uomini dellArma coinvolti nel ricatto -. È stata una trappola fatta dai carabinieri, le altre trans per invidia hanno detto che centravo anche io. Volevano centomila euro altrimenti avrebbero chiamato la stampa per rovinare Marrazzo».
Il brasiliano ha affermato che quella mattina, in quella casa, «non cera droga, non cerano altri trans, non cera Cafasso, ceravamo solo io e Piero. Hanno fatto il filmato». Video visionato nel corso delludienza in due versioni, di diversa durata e con montaggi lievemente differenti.
Nel corso della sua testimonianza, Natalì ha quindi affrontato la questione legata alla droga ammettendo di aver ceduto, in più di una occasione, della cocaina a Marrazzo. Natalì ha affermato che i carabinieri infedeli già dal 2008 volevano provare a incastrare Marrazzo. «Piero è una brava persona - ha detto - ma del mio rapporto con lui prima del luglio del 2009 non voglio parlare».
Dal canto loro gli avvocati dei carabinieri infedeli, giudicano Natalì un «teste inattendibile».
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