Marta temeva che i genovesi oscurassero la sua figura

Marta temeva che i genovesi oscurassero la sua figura

E brava la «nostra» sindachessa, alla faccia della democrazia: toglie gli assessorati come quando a scuola ritiravano i quaderni e chiama gente esterna e... quei tapini che hanno votato? Questo è quanto lei intende per democrazia? Andiamo contromano Signora, come il suo compagno agli Erzelli, andiamo contro gli elettori, evviva! Che ci frega delle preferenze. Prima Dallachiesa ora due foresti, ma capaci, dice Lei, ma capaci di che? Di non farLe ombra? Forse non era di suo gradimento vedere qualche assessore come il Signor Tiezzi lavorare, lavorare, lavorare per tentare di far funzionare la sgangherata macchina comunale un po’ meglio?
Andiamo! No, Lei no. Lei resta lì e vorrei sapere cosa ha fatto di buono, a parte la visita, come istituzione, a il Giornale, cosa ha fatto per il decollo di una città che mi auguro la ricorderà come un sindaco di cui Genova poteva fare volentieri a meno. Io, mi perdoni, resto dell’idea che i suoi compagni (non foresti) farebbero bene a darLe il benservito e cioè dimissionarla.

Nel contempo, già che ci siamo, perché non chiamare come consulente per i frequentatori della Commenda di Prè e per gli americani del Campasso Mister Obama? E quale specialista per l’energia elettrica Beppe Grillo? Il mago Zurlì no, non può compiere miracoli e farla sparire! Ora un atto di pace: gentile signora sidanchessa, invece di cambiare assessori, mi consenta, cambi il suo look, si tinga i capelli, lo faccia almeno per i suoi elettori, rida meno, pensi Piano, l’ideale sarebbe sentirLa tacere.
Un elettore non suo.

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