Martesana, il quartiere Feltre e il Qt8 Il Comune lancia il turismo urbano

Dopo la settimana della moda, che animerà dal 23 settembre strade e quartieri, quella della musica e della pubblicità. In progetto un logo per la città

Marta Bravi

Fare due passi al Qt8, in via Harar o nel quartiere Feltre a Lambrate. Passare in Bovisa per uno spuntino, montare in sella alla bici giù lungo la Martesana, con sosta al parco Trotter. E al ritorno perchè non passare da via Ventura? Milano è uno scrigno che nasconde gioielli di architettura e urbanistica nei luoghi più impensati, che dietro alla facciata cadente dei quartieri periferici e popolari cela un tassello importante della storia dell’architettura internazionale. Ecco allora che il Comune lancia l’idea del «turismo urbano»: «Vogliamo promuovere tutta Milano, non solo il centro - sottolinea Massimilano Orsatti, assessore comunale al Turismo - tanto che stiamo lavorando, con i soggetti interessati - a strategie di marketing che creino interesse per la città».
Interesse, per altro, già vivo: «Arrivano studenti dal Giappone per ammirare le case di Bottoni al Qt8» ricordava il comitato cittadino quando Sgarbi visitò il quartiere e forse i tifosi che vanno allo stadio non sanno che via Harar e il quartiere intero sono stati progettati da Giò Ponti e dallo studio Figini-Pollini. «È un vero e proprio gioiello dell’architettura - sottolinea Fulvio Irace, docente di Storia dell’architettura contemporanea al Politecnico - perchè è uno dei primi quartieri che rompe con la monotonia del realismo grazie alla forte tensione sperimentale. Un altro quartiere che ha fatto la storia dell’architettura è il Feltre a Lambrate: qui domina la varietà delle forme degli spazi bilanciata dall’uniformità dei mattoni rossi. L’abitato “entra” nel parco, mentre le strade e le piazze sono come “stanze a cielo aperto”». Basta spostarsi più a nord per arrivare in via Padova, zona non molto amata dai cittadini, che riserva invece delle sorprese, almeno per gli intenditori. «Un quartiere incredibile - lo definisce il critico d’arte Philippe Daverio - ricco di palazzi del primi del ’900, per non parlare del Trotter, sede di una delle prime scuole Montessori, ispirato all’ideale di città per i bambini. Basterebbe ristrutturare l’edificio per rendere il quartiere interessante. Così come - continua Daverio - basterebbe mettere qualche bar o ristorante a tema vicino alla statua di Boccioni alle Varesine, per rendere attraente la zona».
Non dimentichiamo la frizzante via Ventura, strada del design in stile newyorkese e oasi felice nel mare della speculazione edilizia che ha devastato il Rubattino, via Moncalvo il quartierino recintato che un tempo ospitava gli operai della De Angeli Frua, diventato un delizioso ed esclusivo villaggio in quel di Gambara. E ancora la Casa Comolli Rustici (via Guglielmo Pepe) firmata da Lingeri e Terragni, fiore all’occhiello dell’Isola, zona allegra e vitale che verrà ulteriormente valorizzata dai grattacieli della Città della moda, la Bovisa, che ospiterà ai Gasometri la sala espositiva della Triennale, Via Tortona, Paolo Sarpi, la China Town meneghina, e i cortili interni delle case a ringhiera dei Navigli, un pezzo della vecchia Milano accessibile solo ai pochi fortunati residenti.
Tanti quartieri, tante realtà, in alcuni casi da evidenziare e valorizzare, in altri da proteggere: Milano rivela comunque la sua natura multicentrica, caratterizzata da diverse identità urbane tutte da conoscere. Ecco allora che come già proposto dall’assessore Sgarbi quando visitò il Qt8, Fulvio Irace rilancia: fare schede anagrafiche per ogni quartiere per stabilire punti forti e punti deboli su cui lavorare per promuovere il turismo cittadino. Lavoro che, in parte, è stato già avviato dall’amministrazione Comunale dall’assessore al Turismo Orsatti, in primis: «Ho già incontrato i rappresentanti del Commercio, della Fiera, Atm - spiega Orsatti - per studiare un calendario di eventi e di servizi che promuovano il turismo. Non solo, è stato lanciato un concorso di idee per ripensare a un logo della città, su esempio delle metropoli europee, e un nuovo sito dove inseriremo gli appuntamenti e i percorsi di interesse artistico». Sono molte le idee che bollono nella pentola di Orsatti, a partire dall’idea del turismo del week end: «Ho incontrato anche gli albergatori meneghini che si sono dichiarati disponibili a dimezzare i costi delle stanze per il venerdì e il sabato notte proprio per invogliare i turisti». Nella stessa direzione va l’idea di rilanciare il turismo del business: «Vogliamo, cioè, - spiega l’assessore - invogliare chi viene per lavoro a fermarsi un giorno in più per visitare la città». Certo, il problema dei fondi non è trascurabile e proprio per questo motivo il sindaco Moratti, dopo il conclave di Lesmo, ha messo il marketing turistico al secondo posto della sua agenda: «Promuovere Milano nel mondo, già da settembre con la settimana della moda, cui seguirà quella della pubblicità, della musica, della salute, le Olimpiadi del 2020 - continua Orsatti - innesca un circolo virtuoso che porta turisti e soldi, fondamentali per restaure edifici e quartieri».

Non solo, l’assessore al Turismo ha già in mente un piano per rilanciare la Milano gastronomica con le sue osterie storiche e i primi tram adibiti a ristorante, e la Milano fuori porta, quella delle cascine e delle abbazie, come Chiaravalle, che, una volta restaurato il borgo, diventerà una cittadella dell’artigianato.

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