Ma Masi pretende una punizione: «Sono il suo capo e mi ha insultato»

RomaSiamo al duello western, a Mezzogiorno di fuoco, ormai. Masi contro Santoro, a colpi di regolamenti e cavilli legali. Il direttore generale ha reagito con severità al vaffa lanciatogli in diretta da Santoro, ma a questo punto è anche una questione di orgoglio e si può comprendere lo scatto del dg Rai. L’escamotage scelto da Santoro, consigliato da una vecchia volpe delle cause Rai, l’avvocato D’Amati, è stato vissuto come l’ultimo affronto per i vertici di Viale Mazzini. La richiesta di un arbitrato interno, al posto del giudizio del Tribunale del lavoro, è suonato come una fuga, da un lato, ma anche come un trucco per annullare la sanzione di Masi, sfruttando un’intrepretazione favorevole delle norme che permetterebbero di congelare il provvedimento e mantenere in onda Santoro.
Ma non è detta l’ultima parola, stando a quanto ha rivelato ieri Masi. «Noi non accetteremo l’arbitrato, la Rai andrà dal giudice ordinario, siamo pienamente nel diritto di farlo e agiremo nelle sedi appropriate», ha detto il dg ospite di Paragone su RaiDue (nel programma è stato anche diffuso un sondaggio di Ipr Marketing secondo cui il 60 per cento dice che sono giusti i 10 giorni sospensione decisi dall’azienda). La questione disciplinare «riguarda Santoro, mentre “Annozero” non è mai stato in discussione. La questione “Annozero” riguarda le modalità della trasmissione e il rispetto del contraddittorio e del pluralismo». Ovvero? Santoro potrebbe anche non andare in onda questo giovedì? «Lo vedremo», risponde Masi. A questo punto tocca agli esperti di diritto del lavoro dire cosa succederà veramente. Perché l’azienda può certamente rifiutare l’arbitrato, ma questo non comporta automaticamente l’applicazione della sanzione. Anzi, sembra il contrario, la sola richiesta dell’arbitrato in realtà sospende la sanzione. La quale, peraltro, si applica solo a Santoro, non a «Annozero», che potrebbe benissimo andare in onda (giovedì prossimo) senza il suo conduttore.

Ma è praticamente certo che Santoro ci sarà. Nonostante quel che è successo. «Un dipendente platealmente manda a quel paese il suo capo azienda, è un caso senza precedenti - ribadisce Masi - che non può restare senza conseguenze disciplinari».

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