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Massacrò la fidanzata, dopo 8 anni rischia di uscire

Milano Si può scannare la fidanzata, in un delirio di disprezzo e di onnipotenza, e tornare a respirare l’aria della libertà dopo meno di otto anni? L’interrogativo riesplode ieri pomeriggio, quando le agenzie di stampa lanciano l’anticipazione di un servizio del settimanale Panorama: «Uccise e fece a pezzi fidanzata: Jucker presto fuori dal carcere», oppure «Delitto Jucker: omicida forse libero in estate». E per Milano è una notizia impressionante: perché si parla di uno dei delitti che più hanno segnato la cronaca nera meneghina, con il giovane Ruggero Jucker, rampollo di una delle famiglie più importanti della città, che in una notte d’agosto del 2002 massacra la sua ragazza, Alenia Bertolotto. Lei ragazza semplice, di famiglia normale, totalmente innamorata. Lui figlio di papà eternamente annoiato, che da sempre accusava la ragazza di non essere all’altezza della sua cultura e dei suoi soldi.
Catturato in diretta, mentre seminudo e coperto di sangue brandiva l’arma del delitto gridando «Sono Osama bin Laden», Jucker già riuscì in una impresa non da poco in occasione del processo d’appello, quando riuscì a farsi ridurre a sedici anni la condanna a trent’anni inflitta in primo grado: e già allora c’erano state polemiche anche aspre, dietro le quali - più o meno esplicitamente - pesava il timore che lo status dell’assassino avesse portato a un trattamento di favore. E gli stessi timori riemergono oggi, quando - avvicinandosi il termine della pena - Jucker potrebbe chiedere di usufruire dei benefici della legge carceraria. Ma, in realtà, non è affatto detto che le porte del carcere possano aprirsi tanto presto. Anzi, almeno per ora, non si apriranno affatto.
Ecco come stanno le cose. I sedici anni inflitti in appello a Jucker si sono ridotti a tredici per effetto dell’indulto varato nel 2006. Grazie alla norma sulla liberazione anticipata e alla sua buona condotta in carcere, gli vengono scontati altri due anni, quindi tornerà libero nell’estate del 2013. Pertanto, essendo a meno di tre anni dalla fine della pena, ha diritto a chiedere di lasciare il carcere ed essere affidato ai servizi sociali: ed è questa, correttamente, la prospettiva indicata dall’articolo di Panorama.
Ma la legge, purtroppo per Jucker, non prevede automatismi: la liberazione è una possibilità, non un diritto. Oltre al calcolo degli anni già scontati, i giudici di sorveglianza devono valutare la personalità dell’imputato, il suo comportamento in carcere, le relazioni degli psicologi. In una parola, la sua pericolosità. Ed è assai improbabile che la valutazione di Jucker sia positiva, perché i giudici hanno già detto di no a tre sue richieste di usufruire dei permessi premio cui poteva accedere dopo aver scontato la metà della pena: Jucker, dicevano, è ancora pericoloso.

Difficile che cambino idea adesso.

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