Cronaca locale

Massacrato per un debito di droga

Un bravo ragazzo, figlio di buona famiglia, con un impiego come odontotecnico. Poi la droga, la discesa agli inferi: furti, spaccio, arresti. Fino all’ultimo rifugio in una casa semidiroccata in via del Progresso 10, laterale in fondo a Melchiorre Gioia. E l’altra notte la morte. Avvenuta per mano di un killer ancora senza nome. Tanti dettagli fanno ora pensare a un litigio, forse per una «fregatura» tirata a qualcuno, degenerato in coltellate omicide.
Così è morto l’altra sera Davide Brambilla, 31 anni, notato steso a terra nel cortile del mezzo rudere trasformato in abitazione solo la mattina dopo. Verso le 7.30 una vicina apre la finestra, vede il corpo senza vita, chiama la polizia. Arrivano i medici inviati dal 118 che però possono solo constatare il decesso, avvenuto con nove coltellate inflitte al torace, alla gola e alla testa. Alcune tracce di sangue indicano poi come la vittima sia stata buttata dal primo piano dall’assassino o sia caduta nel tentativo di scappare alla furia omicida. Arrivano gli investigatori della mobile che iniziano a raccogliere indizi. Il primo sono le testimonianze dei vicini che la sera precedente, verso le 21.30, sentono un violento alterco. Qualcuno riesce anche a cogliere frasi del tipo «Ma ti giuro che è tutto a posto». Un rassicurazione che non è bastata a fermare il killer.
Il giovane era arrivato relativamente tardi a quel mondo «border line» costituito da consumatori e spacciatori, quasi sempre infatti le due categorie si sovrappongono. La prima denuncia per stupefacenti è del 2002, l’anno dopo ne arriva una per ricettazione, poi ancora droga, quest’anno anche un furto in abitazione. Tutto sommato un curriculum criminale piuttosto modesto.
Figlio di un architetto, aveva lasciato il padre dopo la separazione dei genitori per andare a vivere con la madre a Sesto. Poi tre anni fa la rottura con il mondo «civile»: lascia anche mamma e lavoro, e si rifugia in quella specie di rudere in via del Progresso. Uno stabile su due piani, offertogli da un conoscente in attesa di recuperare l’area. Lui aveva in qualche modo sistemato il piano superiore: dalla porta finestra aperte ancora ieri si intravedevano il letto e la libreria. Dietro l’edificio si apre un largo giardino incolto, dove Brambilla faceva razzolare alcune galline e anatre. Ma mica per mangiarle, al massimo si sorbiva qualche uovo.
Tranquillo, a detta dei vicini che d’estate lo vedevano prendere il sole nel cortile. Nulla di cui lamentarsi, se non fosse per quel continuo via vai di personaggi inequivocabilmente appartenenti al suo giro. Con i quali ogni tanto si accendevano liti e discussioni. E se qualcuno si fermavano a guardare, balenavano coltelli per spaventare i curiosi. Tanto che in zona avevano iniziato a raccogliere firme da inviare alle autorità per farlo allontanare. È arrivato prima il suo giustiziere. Si pensa a un fornitore non pagato andato per l’ennesima volta a cercare di riscuotere il credito.

«È tutto a posto» ha inutilmente cercato di rassicurarlo Davide.

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