Cuorgné (Torino) - Scene da «Arancia meccanica» nel convento di San Colombano Belmonte, nel Torinese, dove quattro frati francescani sono rimasti per oltre un’ora in balia di tre rapinatori che li hanno imbavagliati, legati e picchiati a sangue con un bastone, fino a farli svenire. Il priore Sergio Baldin, 49 anni è ricoverato in coma all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino e già nella tarda serata di martedì è stato operato per il forte trauma cranico, riportato a causa delle botte. La prognosi è riservata ed è aggravata dal fatto che il religioso, quando è stato colpito, stava mangiando e quindi ha inalato del cibo che ha compromesso le vie respiratorie. Le sue condizioni sono gravi ma stabili e costantemente vengono monitorate le lesioni celebrali, per intervenire immediatamente nel caso in cui la situazione peggiorasse.
Rischia la vita per una rapina che ai malviventi ha fruttato solo pochi euro. Ha tentato invano di difendere i suoi fratelli, di molto più anziani di lui, ma i tre malviventi erano agguerriti e non gli hanno lasciato via di scampo. Hanno riportato lesioni ed ecchimosi su tutto il corpo anche gli altri tre frati francescani, Basilio Guarini, Manuele Battagliotti e Giuseppe Magliano, rispettivamente di 76, 81 e 86 anni. Per loro la prognosi è di 30 giorni e in un primo momento sono stati ricoverati presso il nosocomio di Cuorgnè. In queste ultime ore, però, le condizioni di frate Manuele si sono ulteriormente aggravate, sono infatti subentrati dei problemi cardiaci, è stato colto da infarto e quindi trasferito nel centro ospedaliero di Ivrea. I religiosi stavano cenando quando i malviventi, con il viso incappucciato, hanno fatto irruzione nel refettorio e iniziato la mattanza. Picchiavano e urlavano: «Vogliamo i soldi, dateci i gioielli». Non hanno avuto pietà della loro età avanzata, né rispetto del saio che indossavano e con violenza li hanno scaraventati a terra, imbavagliati e quindi legati alle sedie. Poi hanno iniziato ad infierire senza risparmiare colpi in nessuna parte del corpo: la testa, il viso, il torace. Una raffica di spintoni, pugni e bastonate per convincere i frati a rivelare il nascondiglio dove custodivano il denaro.
Molto probabilmente il commando era convinto di trovare chissà quale tesoro nel convento adiacente al santuario di Belmonte e quando hanno capito che il bottino realizzato era solo di una manciata di spiccioli, presi dalla cassetta delle offerte e dai portafogli dei religiosi, hanno sfogato la rabbia sulle povere vittime. Erano da poco passate le 19,30 ma l'allarme è scattato solo verso le 21, quando uno dei frati è riuscito a liberarsi e quindi ha chiamato i carabinieri. Immediatamente è scattata la caccia all'uomo nelle campagne del Torinese, sono stati istituiti numerosi posti di blocco lungo le maggiori vie di comunicazione, ma fino alla tarda serata di ieri, nessuna traccia della banda. I frati hanno riferito che i tre uomini non parlavano italiano e le poche parole che hanno pronunciato avevano l'accento tipico dell'est. Secondo gli inquirenti, il modo di agire del commando è quello tipicamente usato dalle bande di romeni o albanesi che in quest’ultimo anno hanno preso di mira il Nord d'Italia, assaltando ville preferibilmente isolate, malmenando uomini e donne di qualsiasi età pur di farsi consegnare oggetti preziosi, soldi ed auto. Il convento, che si trova a Borgata Trucchi, è immerso nel verde, molto lontano dal centro abitato, per questo nessuno, martedì sera si è accorto di quanto stava accadendo in quel luogo di preghiera. Già due anni fa alcuni ladri si erano intrufolati di notte per rubare le corone d'oro di due statue sacre che ora sono state collocate al sicuro dietro a vetri antiproiettili.
«Si erano verificati altri piccoli episodi di furti, ma come avvengono in tutti i conventi - conferma infatti Padre Gabriele Trivellin, padre provinciale dei Frati Minori - ma non comprendiamo tanta violenza. Ora il nostro pensiero e le nostre preghiere sono per frate Sergio, le cui condizioni sono molto gravi. Ho parlato con i miei confratelli ricoverati all'ospedale a Cuorgnè, sono sconvolti».