Politica

Massimo la sfinge a caccia della spia

da Roma

D’Alema, che farà Massimo D’Alema? Se lo chiedevano in tanti, ieri, tra le attonite truppe del centrosinistra. Perché se l’epicentro del terremoto che scuote l’Unione è stato nella Margherita, ora l’onda dello tsunami rischia di abbattersi sulla Quercia: se Rutelli tiene duro, e pochi ne dubitano, i ds hanno davanti due strade: sciogliersi nel «partito di Prodi», rinunciando al sogno riformista e alla propria identità, o rimettere tutto in discussione. A cominciare dalla leadership.
E poiché il segretario ds Piero Fassino è legato a filo doppio a Prodi e sembra intenzionato a fargli scudo fino in fondo, sbarrando la strada a leader alternativi (leggi Veltroni), diventa assai importante capire «cosa farà D’Alema». Per ora il presidente ds sembra preoccuparsi innanzitutto di non apparire in contrasto con Prodi. Lo testimonia un siparietto svoltosi al vertice di mercoledì: un D’Alema infuriato si è rivolto al socialista Villetti, reduce come lui e Fassino dalla trasferta in Israele per l’Internazionale socialista: «Sei stato tu a riferire quelle mie battute al Corriere della Sera», ha accusato. Sul quotidiano di Via Solferino si raccontava infatti di un D’Alema contrarissimo alla guerra contro Rutelli e alla lista Prodi minacciata dal Professore: «Dovremmo organizzargliela noi, chi altri potrebbe fare questo lavoro? E se poi prende meno voti della Margherita? Per Prodi sarebbe un insuccesso». E si parlava di suoi contatti e sintonie con Veltroni.
Villetti ha respinto al mittente le accuse: «Non sono stato io, non vado a raccontare conversazioni private ai giornalisti». «Ma tu eri lì, quando se ne parlava», ha incalzato D’Alema. E Villetti di rimando: «Io non c’entro, l’avrà raccontato qualcuno vicino a te, del tuo partito». A quel punto è stato Fassino a saltar su come una molla: «Che stai dicendo, Roberto? Non sono stato io!». Insomma, D’Alema non vuol essere sospettato di criticare il Professore. Ma questo indizio, dice un ds di lungo corso, non è necessariamente una prova: «D’Alema restò al fianco di Occhetto per un anno e mezzo, dopo aver deciso di farlo fuori.

Aspettava solo il momento giusto».

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