Politica

Mastella: «Una vittoria politica È giunta l’ora delle grandi scelte»

Il senatore: la scelta di Cusumano è stata una coltellata, sono stati capaci anche di questo...

da Roma

Senatore Mastella, che giornata al cardiopalmo, per lei...
«Si può immaginare: effettivamente è iniziata con un piccolo collasso».
Ahi...
«È proseguita con un tradimento atroce, quello di Cusumano, ed è finita con una vittoria politica».
Ovvero?
«Hanno provato di tutto, ma la nostra analisi sulla crisi di questo governo era giusta. Infatti...».
Tutti le chiedono: ma adesso dove andrete?
«Oddìo, dove siamo sempre stati, al centro. Il tempo delle grandi scelte inizia adesso: Strada facendo, come dice il mio amico Baglioni».
Da Baglioni a Neruda?
«Eh, eh... In Aula, mi sono tolto lo sfizio di non citare la fonte subito. Sui banchi del governo sogghignavano: “Ora Clemente fa il poeta...”».
E questo «tradimento» di Cusumano quanto l’ha stupita?
«Per me è stata una coltellata alla schiena».
Addirittura?
«Certo! L’amicizia, l’amicizia! L’ultima cosa che mi potevo aspettare da un amico. Da uno che con me piangeva al telefono per ringraziarmi... Ma vi rendete conto?».
Quando l’ha saputo?
«Ieri sera. Anche di questo sono stati capaci, arrivare a una incursione di calciomercato tra di noi, nel mio partito!».
Ma lei se lo immaginava?
«Con il senno di poi ho rivisto le immagini della mia conferenza stampa: c’era lui al fianco con una faccia strana. Forse già lì forse meditava...».
Perché ha cambiato idea?
«Non voglio nemmeno immaginare che cosa gli abbiano offerto. E dire che io l’ho candidato, quando lui era sotto 416 bis! Gli ho trovato persino l’avvocato!».
Vuol dire che è un ingrato?
«Dico che sono stato sommerso di polemiche anche per averlo accompagnato, da ministro, a Catania, quando c’era il suo processo!».
Non era popolarissimo...
«In Sicilia non lo hanno candidato e io me lo sono portato in Campania».
L’Udeur però si è divisa...
«Questa è davvero bella! Prima mi dicono che faccio il partito personale! Poi si inventano che mi hanno convocato l’ufficio politico contro...».
E non è vero?
(Ride) «Ma se lo convoco io, lo convoco! Allora vuol dire che nell’Udeur è esploso il pluralismo...».
Ce l’ha a morte col Pd?
«No, guardi, io non conosco rancori. Non capisco dove si possa andare quando la politica la fanno quelli che conoscono solo i salotti e i grandi suggeritori dei gruppi editoriali».
E la sua prossima scadenza?
«Non è politica: lunedì si decide sui domiciliari di mia moglie».
Lei in Senato ha ironizzato su un caso di omonimia...
«Hanno arrestato un certo Paride Martella, dell’Italia dei Valori, collaboratore di un ministero dal cui sito è stato ora depennato».
Ce l’ha con Di Pietro?
(si fa sarcastico) «No. Chissà, forse pensavano di intercettare Mastella e adesso lo liberano».
Così sembra che lei sia perseguitato...


«Ma se i Pm della mia inchiesta hanno convocato, per un articolo, il vostro collega Gianni Pennacchi come persona informata dei fatti! Mi chiedo perché nessuno chiami Travaglio, che ha scritto che ero indagato due mesi fa, nel suo libro? È questo sistema che deve cambiare».

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