Matarrese: la Lega? gabbia di matti

Show del presidente della Confindustria del pallone che a Parma presenta un master dello sport e fa lezione agli studenti: "Quando visi a Bari i tifosi che inneggiavano la Triade ho capito dove si può spingere l’irrazionalità del tifo"

Matarrese: la Lega? gabbia di matti

Dài un microfono ad Antonio Matarrese e può succedere di tutto. Così è successo, ieri a Parma, durante la presentazione del Master internazionale su “strategia e pianificazione delle organizzazioni, degli eventi e degli impianti sportivi”, organizzato dall’Università di San Marino appunto con quella del capoluogo emiliano. Trenta posti per i manager del futuro che nelle precedenti dodici edizioni hanno già formato professionisti che oggi lavorano a pieno regime nel campo dello sport.

Per questo ieri a Parma c’era Antonio Matarrese, così come Pierluigi Collina e Gian Paolo Montali: da presidente di Lega per dare il calcio d’inizio e fare il relatore. Alla fine il suo è stato un intervento scoppiettante, durante il quale ha anche risposto con calma ad un ultrà infiltratosi nell’aula magna che ha accusato la Lega di voler costruire i nuovo stadi come Punta Perotti, il complesso di famiglia distrutto perché giudicato un ecomostro: “Non le permetto di parlare di cose della mia famiglia, anche perché la corte di Srasburgo ha giudicato la demolizione di Punta Perotti una porcheria. Se vuole parlare di calcio le dico che il nostro intento è quello di costruire impianti più comodo, in modo che anche voi ultrà possiate vivere la partita con il vostro calore senza problemi. Ma dovete darci una mano”.

Il resto dell’intervento di Matarrese finisce in una serie di pillole da ricordare. Eccole.

“Sono venuto in treno perché a me piace stare in mezzo alla gente. Una signora era stupita che io fossi lì. Poi si è presentata e mi ha chiesto: ma da quanto tempo è Matarrese?”.
“In effetti io sto nel calcio da tanto tempo e ci sono arrivato per caso. Prima perché a Bari cercavano un presidente e io allora ero deputato: pensate che io allo stadio non c’ero mai andato perché mio padre voleva che la domenica pranzassimo sempre tutti insieme”.
“Nel 1982 c’era da scegliere il presidente della Lega: eravamo lì in uno stanzone e qualcuno disse: facciamo Franchi. Ma Franchi voleva avere mano libera e fare il commissario, così alcuni presidenti rifiutarono. E Fraizzoli che era dietro di me disse: dài Antonio, buttati. Così fu”.
“Quando succede qualcosa di sbagliato tutti pensano: è colpa di Matarrese. Ma io dal calcio italiano ero uscito nel 1996 e dunque in quello che è successo dopo io non c’entro”.
“Ricordo che tornai allo stadio a Bari proprio l’ultima partita della Triade: si sapeva già quello che era accaduto e quello che sarebbe successo, mi aspettavo una contestazione. E invece no: lo stadio era pieno, la gente inneggiava e applaudiva quei dirigenti. Vedete cosa fa il tifo? Bisogna vincere sempre e con qualsiasi mezzo. E i presidenti sono condizionati da questo”.


“La crisi del calcio italiano è nata con la vendita singola dei diritti tv: se non si gioca di squadra tutto crolla. Stiamo ricomponendo i pezzi, con pazienza”.
“La Lega? E’ una gabbia di matti: chi mai sano di mente spenderebbe tutti quei soldi per il calcio?”.
Applausi.  

 

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