La maternità a 40 anni? Ora fa tendenza

Prima il lavoro, poi la maternità. La pensano così moltissime donne, per le quali la prima gravidanza slitta intorno ai quaranta anni. Quasi come se «farsi famiglia» fosse un intralcio per il raggiungimento di una carriera brillante.
Questo è quanto emerso nel corso della 26esima assemblea annuale della società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), svoltasi ieri mattina presso la nuova Fiera di Roma. «Le gravidanze vanno cercate il prima possibile», pone l’accento Filippo Maria Ubaldi, direttore clinico del centro di medicina e biologia della riproduzione umana Genera presso la clinica romana Valle Giulia.
«L’età della donna - entra nel dettaglio il medico - è un fattore molto importante: la fecondazione sia spontanea sia con tecniche di riproduzione assistita è più complicata per le rappresentanti del gentil sesso che decidono di diventare madri a quaranta anni. Infatti - conclude - diminuisce la qualità ovocitaria, mentre aumenta, di contro, l'incidenza di embrioni con alterazioni cromosomiche». In particolare, sono quasi novemila le cittadine del Lazio che ogni anno si sottopongono a trattamenti di riproduzione assistita nei 55 centri di tecniche riproduttive. «Solo nel 2008 - precisa Ubaldi - sono state 4mila le inseminazioni intra-uterine e circa 4mila e 700 le fecondazioni in vitro».
Nel corso del convegno sulla medicina della riproduzione, è stato presentato, inoltre, uno studio sulla migrazione all’estero delle coppie italiane, condotto prima della sentenza della Corte costituzionale. Che l’anno scorso ha, finalmente, rimosso molti dei limiti presenti all’applicazione di tecniche di procreazione medico assistita. «Trecentonovantuno coppie italiane - ha sottolineato Anna Pia Ferraretti, rappresentante italiana della task force istituita da Eshre per studiare il fenomeno della migrazione per problemi riproduttivi - sono andate all’estero per cercare di avere un figlio». E ancora.

I novemila ricercatori mondiali che hanno aderito al congresso hanno confermato che il sovrappeso induce un maggior rischio di aborto spontaneo nelle pazienti sottoposte a procreazione medicalmente assistita, nonché problemi di ipertensione arteriosa, diabete ed emorragia nelle donne che riescono a portare a termine la gravidanza. «Il peso della paziente aumenta in maniera esponenziale anche la percentuale dei parti cesarei che possono portare complicazioni alla madre e al bimbo», puntualizzano i camici bianchi.

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