La mostra «Matisse e Bonnard. Viva la pittura», al Complesso del Vittoriano di Roma fino al 4 febbraio, è una rassegna di grandi dimensioni (230 opere fra tele, acquarelli, disegni, gouaches, sculture). Lidea di accostare due pittori considerati lontani fra loro, Matisse il moderno per eccellenza, Bonnard il tardo impressionista, è stata del curatore Philippe Cros. Egli è partito dal rapporto epistolare dei due artisti, che durò oltre ventanni, dal 1925 al 1946, e dalla reciproca amicizia e stima. Una stima che, dopo la morte di Bonnard nel 1947, fece dichiarare a Matisse che era scomparso «un grande pittore di oggi e del futuro».
La mostra vive sul contrasto ma anche sui punti di convergenza dei due artisti. Umanamente e caratterialmente erano, in realtà, profondamente diversi. Matisse era un uomo elegante, di grande carisma, un fascinatore, che amava il lusso, mentre Bonnard era schivo, silenzioso, frugale. Ha ragione Maria Teresa Benedetti quando scrive nel ponderoso catalogo edito da Skira che «Matisse è la felicità, Bonnard è la malinconia, luno è la vitalità, laltro è la riflessione». Ciò che, però, li accomuna è il senso profondo del colore e la convinzione che il quadro non è unimitazione della natura ma la trascrizione profonda di unemozione. Il loro itinerario artistico è, tuttavia, diverso. Matisse nasce fauve ma poi, anche su suggestione di Cézanne, crea una pittura nuova che esalta la sintesi delle forme e che si avvale di colori sontuosi. Bonnard si impone subito, accanto a Vuillard e a Denis, come un maestro dei Nabis, ma poi sceglie una strada tutta sua, di una pittura del sentimento e della memoria. È un artista che esplora - come sottolinea la Benedetti - «il confine fra sogno e realtà, quello spazio mentale che gli scrittori simbolisti e in particolare Stéphane Mallarmé, hanno svelato in maniera seducente».
La mostra romana, ricca di opere significative ma priva di diversi capolavori, si snoda attraverso i soggetti comuni ai due artisti: la natura morta, il nudo, il paesaggio, i ritratti e gli autoritratti, Parigi, le illustrazioni e le decorazioni, la scultura. Il risultato finale è una sottolineatura più delle differenze che delle concordanze, anche se è indubbio che le odalische di Matisse non sono estranee ai nudi di Bonnard e che gli imponenti nudi degli ultimi anni di questultimo si avvicinano a quelli di Matisse.
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