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Matteoli avverte: «Se è vero sono pronto a oppormi»

«Fini come Di Pietro». L’ultimo titolo del Giornale che spulcia nel patrimonio immobiliare dell’ex An provoca l’ira dei finiani. Anche se il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, pur definendo «impensabile» che le sedi dell’ex Msi possano finire nelle mani di «qualcuno di noi», poi chiosa: «Io mi opporrei». Intanto si registra l’ennesima reazione della fondazione Farefuturo, che quotidianamente replica per conto di Gianfranco Fini alle critiche del direttore del Giornale nei confronti del presidente della Camera. Ieri Filippo Rossi, direttore del giornale online della fondazione finiana, è tornato a rispondere al «capopopolo» Feltri. Accusandolo di non poter incarnare la linea del Pdl dall’alto delle sue «centinaia di migliaia di lettori», che non possono «rappresentare quattordici milioni di elettori» del Pdl. Insomma, chapeau a Feltri come «direttore dalle uova d’oro», ma bacchettate al suo atteggiamento: «Ricorda la retorica dei fascisti della prim’ora» che «pensavano di essere depositari dell’anima genuina del regime». A Rossi e ai finiani di Farefuturo, invece, quest’anima non piace per niente, come non piace la «retorica barricadera», quando invece secondo Ffwebmagazine «la politica non è questione di identità forti» ma «di dialogo e di analisi dei problemi». Un pizzico di sarcasmo («il Corriere dello Sport appare più problematico del Giornale», scrive Rossi) e una moderata definizione del giornalismo alla Feltri («un modo postmoderno per bruciare i libri, per sputare addosso alla cultura») chiudono l’attacco di giornata, che non è l’unico. Perché solo Renato Farina, firma del Giornale e parlamentare Pdl, spiega che «non è togliendo penna e foglio a Feltri che le cose miglioreranno per il Popolo della libertà», mentre il vicecapogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino, parla di operazione giornalistica «inaccettabile» che «mira a colpire l’accampamento amico senza un perché», e accusa Feltri di «mettere a rischio la crescita del Pdl e la tenuta di maggioranza e governo». Posizione simile a quella del coordinatore Pdl Sandro Bondi: il paragone con Tonino è «inaccettabile», certi titoli «non giovano» all’unità del partito. E così il direttore del Giornale, più volte accusato, non solo da sinistra, di far da maggiordomo al premier, finisce nel mirino come nemico interno. Un punto che è lo stesso Feltri a rimarcare nella sua controreplica a Farefuturo. «È arrivato il momento che si mettano d’accordo con se stessi. Prima mi dicono che sono servo di Berlusconi, poi che lo danneggio. È chiaro che le due cose sono in totale contraddizione», chiosa il direttore, che poi replica allo «stravagante» paragone di Rossi tra lettori del Giornale ed elettori del Pdl: «I giornali si comprano mentre i voti no.

Per questo le sue affermazioni sono del tutto improprie». Insomma, «faccio questo tipo di giornale da sempre», conclude Feltri: «Chi prende me, sa benissimo cosa prende. Non possiamo difendere la linea del Piave del centrodestra. Mica siamo il Secolo d’Italia...».

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