Maturità, 500 studenti sotto inchiesta

Gli ispettori: «C’è chi pensa che per ottenere il diploma basti pagare»

Nei guai una cinquantina di candidati di una commissione funzionante presso l’Istituto professionale Cavalieri di via Olona. Ammessi a sostenere le prove con riserva perché presentati con una documentazione che non è in regola.
Una situazione che ha già fatto saltare i nervi a una candidata: una giovane che appena ha saputo dei controlli che l’ispettore Diodato Pellegrino stava effettuando nella scuola, ha avuto una crisi isterica ed è stata trasportata in ambulanza in ospedale. Questi candidati sono tutti privatisti. Tutti ammessi all’esame perché avevano superato la scorsa estate l’esame di idoneità alla quinta classe presso un istituto paritario di Como. L’inchiesta è tuttora in corso, ma già si parla di studenti che tentano la conquista del diploma di dirigente di comunità pur non essendo nemmeno in possesso della licenza media. Un filone di candidati che ha insospettito l’ispettore Pellegrino che ha già deciso di allargare l’inchiesta sui candidati di questo indirizzo presenti negli istituti milanesi: sono in tutto quasi 500, distribuiti al Besta, al Marignoni, al Kandinsky, al Cesare Correnti e al Frisi.
«Uno strano fenomeno – commenta Diodato Pellegrino –. In Lombardia c’è una sola scuola statale con questo indirizzo. Quando si è cercato di aprire altri corsi, nessuno si è iscritto: di fronte alla possibilità di poter studiare pagando solo una modica tassa di iscrizione, si preferisce pagare fior di rette in scuole private. Davvero assurdo, a meno che non si pensi che, pagando, non si abbia qualche vantaggio che faciliti la strada per arrivare al diploma».
Gli stessi candidati oggi sotto inchiesta un vantaggio lo hanno certamente avuto: essendo in possesso dell’idoneità alla quinta classe hanno potuto essere ammessi direttamente all’esame di Stato evitando l’ostacolo dell’esame preliminare a cui gli altri privatisti sono sottoposti. Questa volta, però, questo vantaggio potrebbe rivelarsi inutile, perché i controlli in atto a Milano per contrastare la conquista di un diploma facile non lasciano aperte molte scappatoie. L’inchiesta sugli aspiranti dirigenti di comunità è ormai aperta. Quasi 500 candidati sono sotto tiro. Quasi altrettanti diplomi sono in forse. Diplomi peraltro di dubbia utilità, perché scarsamente spendibili sul mercato del lavoro. Ma ormai si sa che la caccia a un titolo di studio, di un pezzo di carta comunque legalizzato, resta per molti giovani e per le loro famiglie un obiettivo da raggiungere ad ogni costo. Ma la strada maestra resta un’altra: quella di un corso di studi regolare che gli aspiranti dirigenti di comunità con ogni probabilità non sono riusciti a frequentare con sufficiente profitto.

Resta il problema dei centri che agevolano questi percorsi. Quello di Como che ha dato la possibilità di presentarsi agli esami al Cavalieri pare peraltro già sotto contestazione dell’Ufficio scuole paritarie dell’amministrazione scolastica regionale.

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