Maturità, Seneca meglio di Dante

Con decreto urgente, il presidente del Consiglio di Stato ha accolto l’appello degli studenti privatisti contro l’ordinanza del Tar che negava il loro diritto a svolgere l’esame di maturità presso l’istituto privato Kennedy. L’ordinanza comporterà per gli studenti il diritto a svolgere l’esame presso la scuola Kennedy, anche recuperando le due prove perdute, quella di mercoledì e di ieri, nella prossima sessione suppletiva per malati. Il decreto del Consiglio di Stato è ora all’esame della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica di Roma. Per il ministro Fioroni «le polemiche sull’esame di maturità dei privatisti, non hanno ragione di esistere». «Abbiamo garantito l’esame di maturità a tutti - ha proseguito -. Garantire la violazione della legge per consentire un esame fai da te non è pensabile».
Intanto, sul versante tecnico, il «De beneficiis» di Seneca non è stato, per gli alunni del liceo Visconti, come Dante. Era atteso e pronosticato ed è uscito eliminando così autori più difficili e più pericolosi come Tacito. Dopo 4 ore, il tempo stabilito per la seconda prova della maturità, i ragazzi del Visconti si confrontano proprio davanti al portone della storica scuola. «Non era alla fine difficile, non era nemmeno facile però - ha raccontato Maria Paola di 18 anni salendo sul suo motorino -; l’unica cosa, 17 righe: era veramente lunga. Speravo in Seneca, ma avrei preferito un’altra versione. Temevo Cicerone, ormai è andata». Beatrice, 18 anni, soddisfatta da Seneca: «Certo meglio di Dante. L’ho finita tutta, però era troppo filosofica, quindi anche più difficile».
Complessivamente tranquilli gli studenti nonostante la severità della commissione esterna: «Qualcuno ha provato a copiare, ma la commissione esterna era severa - ha raccontato Francesca, 18 anni -, le ultime cinque righe non le ho nemmeno cominciate però. Sono lenta, avevo superato la metà di poco dopo due ore e mezza. Comunque aleggiava questa storia di Seneca e quindi mi ero preparata su di lui, avevo fatto versioni a manetta» confessa.
Una versione non per tutti semplice. Giulia, 18 anni, infatti, ammette: «L’ho finita ma l’ho trovata difficile, c’erano parti incomprensibili. Mi ci sono messa, però non so cosa è venuto fuori».
«Difficile, ma dopo le tracce di ieri pensavo peggio». Federico, III B, è uscito «provato» dal Giulio Cesare dopo aver terminato la versione di Seneca. Sono 270 i maturandi del classico di corso Trieste, per un totale di 13 sezioni. Comune il commento dei compagni di Federico: «Dopo la “botta” con il tema su Dante, avevamo timore oggi di trovarci versioni di latino impossibili da tradurre. Era effettivamente difficile, ma non al di sopra delle nostre possibilità. Speriamo comunque sia andata bene, altrimenti ci rifaremo con la prova orale». Tranquilli i professori che hanno assistito i ragazzi: «Sono stati seri e non hanno copiato». «I commissari sono stati attentissimi - ha detto Valentina, III E -. Volevo fotografare la versione col telefonino per farla tradurre da mio fratello da casa, solo che mi hanno scoperto anche il terzo telefonino».
Chiudiamo con lo scientifico. «Una prova inattesa e difficile, i problemi di geometria solida si studiano al quarto anno, eravamo convinti che uscisse qualcosa di trigonometria», ha detto Giulio, studente dell’Avogadro, dopo aver terminato la seconda prova della maturità.

Tutti gli studenti dell’Avogadro hanno giudicato troppo difficili i problemi proposti, ritenuti più abbordabili i 10 quesiti brevi. «Siamo riusciti ad aiutarci tra di noi passandoci qualche formulario - aggiunge Martina -, ma dall’esterno non è arrivato nessun aiuto».

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