Da Mautone alle case, le domande senza risposta

Domande tante, risposte poche. Nessuna, per la verità, almeno finora. Il chiarimento a cui il presidente Idv è stato invitato più volte riguarda in primo luogo la gestione dei soldi pubblici, questione di cui ora si sta occupando non più la redazione di un giornale, ma la Corte dei conti. Per il Giornale è un’abitudine: abbiamo posto 10 domande a Di Pietro che era ancora gennaio, poi altre 7 domande (nuove per davvero, mica come Repubblica), poi ancora altre 10 domande, più avanti altre 8 domande. Che in totale fanno 35. Risparmiamo ai lettori (e all’onorevole) la lista completa, ma ricordiamone qualcuna, giusto come promemoria. Per esempio gli chiedemmo, tempo fa, il perché della separazione tra Associazione Idv e partito Idv, e perché - se è vero come è vero, cioè come dice Tonino, che tutti i contributi elettorali dell’Idv finiscono su due conti correnti - esiste un terzo conto corrente aperto dalla tesoriera Silvana Mura. Ma c’è altro da domandare, molto altro. Per esempio: come ha potuto Di Pietro utilizzare parte dell’eredità della contessa Maria Vittoria Borletti per acquistare una casa se il lascito era destinato ad attività politiche ed era stato denunciato alla Camera come finanziamento pubblico ai partiti. Poi c’è la partecipazione di Di Pietro in una società immobiliare con sede a Varna, Bulgaria, tra le cose da spiegare. Anche perché - altra domanda - laggiù sul Mar Nero Tonino era in affari con tale Tristano Testa, un imprenditore che si trova anche nell’organigramma della Brebemi, la società che gestisce l’autostrada Milano-Bergamo-Brescia, nomina avvenuta quando Di Pietro era ministro delle Infrastrutture oltre che socio di Testa nella Suko Ltd. E quindi: che rapporto c’è tra Testa e l’Idv, e tra Di Pietro e il signor Testa?
Ma c’è dell’altro, vediamolo. C’è la questione Mario Mautone, l’ex provveditore alle Opere pubbliche di Molise e Campania indagato a Napoli, e per il quale lo stesso Di Pietro è stato convocato dalla Procura napoletana. Del suo ex braccio destro al ministero delle Infrastrutture Di Pietro si affrettò a dire che «nessuno mi ha mai detto che Mautone era sotto inchiesta a Napoli». Però alle agenzie pochi giorni prima aveva dichiarato: «Trasferii Mautone a Roma non appena ebbi avvisaglie dell’inchiesta». Insomma la domanda resta la stessa di otto mesi fa: come faceva Di Pietro a sapere dell’indagine su Mautone prima che l’indagine fosse pubblica? A latere, nella stessa vicenda, c’è quella di suo figlio Cristiano. Anche il primogenito di Tonino è finito nell’inchiesta su Mautone per via di certe telefonate. «Se qualcuno dei nostri ha dei guai con la giustizia si dimette subito» dice ad ogni piè sospinto Di Pietro. In effetti Cristiano si è dimesso, ma solo dal partito, non certo dalla carica di consigliere provinciale di Campobasso (con relativo emolumento) né da quella di consigliere comunale a Montenero di Bisaccia. Perché? E poi ancora. Di Pietro combatte - così dice - i privilegi della Casta, come l’immunità parlamentare. Ma perché allora ha chiesto alla Ue l’immunità da (ex) europarlamentare per non essere processato per diffamazione? Poi.

Perché ha promesso che avrebbe tolto il suo nome dal simbolo Idv e poi ha cambiato idea? Perché ha finto di cambiare lo statuto ma ha occultato il verbale? Forse perché dimostrava che è tutto come prima? E perché non ha più presentato il codice etico del partito che impedirebbe di candidare indagati? Perché, infine, nel 2002 ha fatto intestare all’Idv una fattura da 7.000 euro per lavori nella sua casa privata di via Merulana a Roma? Risposte cercasi.PB-GMC

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