Maxi prestito alla vice di Marcegaglia, ora indaga il Pm

NapoliVentisette milioni passati da una tasca all’altra, come se si trattasse della borsa della spesa. Per l’imponente cifra trasmigrata dalla cassaforte del Banco di Napoli (una filiale del capoluogo) nei forzieri delle aziende di Cristiana Coppola (nella foto), vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno, nonché braccio destro di Emma Marcegaglia, adesso c’è una inchiesta giudiziaria. Proprio nei giorni scorsi la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo affidato alla polizia giudiziaria. L’indagine è appena agli inizi, non ci sarebbero, almeno per ora, degli iscritti nel registro degli indagati. Bocche cucite degli inquirenti ma, anche dal Banco di Napoli, finito nella bufera, per il disinvolto superprestito concesso alla famiglia Coppola. Non solo la Procura sta cercando di aprire uno squarcio su questa storia che sta provocando fortissimi malumori a Palazzo Partanna, sede dell’Unione industriali di Napoli ma anche alla Banca d’Italia. Gli «investigatori» della Banca centrale sono stati inviati a via Toledo, sede generale del Banco per svolgere accertamenti su tutta l’attività svolta. Si occuperà quindi anche del «caso Coppola» e dell’erogazione dei 27 milioni non proprio in linea con il sistema della concessione dei fidi.
Finora per il pasticciaccio del Banco sul quale l’istituto ha aperto un’indagine interna hanno pagato solo il direttore della generosa filiale, dimessosi dall’incarico e altri funzionari, che se la sono cavata con un trasferimento da una filiale all’altra.
Furibondi gli imprenditori di Palazzo Partanna, soprattutto quelli appartenenti alla piccola industria. Le «voci di dentro» sono spietate nei confronti della Coppola che continua a sostenere la «regolarità» dell’operazione. Ma un autorevole collega del braccio destro della Marcegaglia fa notare che «ci sono industrie che, contrariamente alle aziende della Coppola godono di buoni rating e non ottengono prestiti nemmeno per 200mila euro. Invece per Cristiana si è aperto tutto il Banco per fare uscire una cifra stratosferica. Questa vicenda è assurda».
Ma sul cadeau al gruppo Coppola molti imprenditori della piccola e media industria si chiedono che cosa ne pensi il presidente delle piccole e medie imprese nazionale che «da tempo si sta battendo affinché le banche concedano crediti alle piccole Industrie». Infuriata una imprenditrice fa notare che «quei 27 milioni potevano essere dati in affidamento a cento piccole imprese, bisognose di non più di 2–300mila euro, che avrebbero assicurato un reddito per 2 o 3 milioni e lavoro per mille disoccupati. Con le aziende della Coppola non ci saranno nuove assunzioni, anzi continueranno a mantenere i loro lavoratori in cassa integrazione». Anche se la vicenda risale a oltre un anno fa è esplosa solo nei giorni scorsi, a tre mesi dal rinnovo dei vertici di Confindustria. La storiaccia dei 27 milioni rischia di incidere fortemente sulle elezioni di viale dell’Astronomia. Due i candidati, Giorgio Squinzi, uomo di Emma Marcegaglia e quindi della Coppola e Alberto Bombassei. Una «voce di dentro» a Palazzo Partanna prevede che la «guerra» sia appena iniziata. Nell’attesa della prossima mossa, i due gruppi in seno a Palazzo Partanna hanno già scelto il loro candidato. L’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato e il «suo» presidente dell’Unione di Napoli, Paolo Graziano stanno con Bombassei e con lui anche mezzo Palazzo Partanna.

Sembrerebbe però avvantaggiato nella «guerra» di Napoli, il rivale Squinzi, sostenuto dall’altra metà di Palazzo Partanna ma, anche dalla maggioranza degli industriali di Avellino e Salerno..
carminespadafora@gmail.com

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