Maxiprocesso, primo gol dell’accusa «Le intercettazioni sono tutte valide»

Saranno giudicati anche Della Valle e Moggi

Gian Piero Scevola

da Roma

Giornata di ordinaria tensione quella che ha aperto il processo al calcio, già rinviato di tre giorni per permettere ai difensori di studiare le carte. Cominciata alle 9,30, si è conclusa poco dopo le 20 con le risposte della Caf a tutte le eccezioni preliminari proposte dai collegi difensivi dei 30 soggetti deferiti. Una autentica battaglia sul filo del diritto che ha coinvolto i più eminenti avvocati e un esperto di leggi come l’ottantunenne Cesare Ruperto, presidente della Caf. E il suo responso è stato drammatico per le parti interessate: tutte respinte e rimandate al mittente le eccezioni che tendevano a far saltare il processo. I 30 deferiti sono rimasti però in 29, questa l’unica concessione di Ruperto, perché il magistrato Cosimo Ferri, componente della Commissione vertenze economiche, per un difetto di giurisdizione è stato estromesso dal processo. Si era dimesso dopo il deferimento e questo è bastato a salvarlo.
Sono occorse 7 ore e mezza di camera di consiglio per emettere un primo giudizio che ha già l’aria di una sentenza, perché respingere tutte le eccezioni e considerare valide le intercettazioni telefoniche significa mettere i club deferiti con le spalle al muro, così come i singoli tesserati che si vedono calare sul capo la spada di Damocle dell’illecito sportivo.
Sulla mancanza di legittimità o di competenza da parte della Caf, prospettata da Fiorentina e De Santis, Ruperto ha riconosciuto valido il provvedimento formale di nomina di tutti i componenti (opposizione di Lazio e Lotito), così come il Commissario straordinario Guido Rossi può godere degli stessi poteri che avevano il presidente federale, il Consiglio federale e il Comitato di gestione della Figc. Ribadita la competenza giurisdizionale della Caf, alla stessa è consentito giudicare in prima istanza i dirigenti federali e anche gli arbitri per il principio della «attrazione».
Delicato poi il caso Moggi con il difensore che aveva sollevato l’eccezione sulla giurisdizione del collegio e netta la decisione della Caf: Moggi si è dimesso prima dell’instaurazione del procedimento disciplinare e non incorre nel divieto di tesseramento futuro, ma la Federcalcio, per il principio del vincolo associativo, è interessata a un provvedimento sui fatti contestati, provvedimento che s’annuncia di radiazione da qualsiasi federazione aderente al Coni. Scacco matto anche a Diego Della Valle che, come presidente onorario, pensava di essere al di fuori da qualsiasi deferimento: invece, da socio di riferimento e proprietario della Fiorentina è tenuto all’osservanza dello Statuto e quindi soggetto anche ai provvedimenti disciplinari. Valutata regolare anche l’abbreviazione dei termini, considerato il carattere generale di necessità e considerato pure che le notizie riportate sui comunicati ufficiali Figc sono conosciute a far data dalla loro pubblicazione.
Schiaffo, l’ennesimo, anche alla Lazio che, considerata l’indagine in corso da parte di Borrelli sulla partita Reggina-Lazio, riteneva questa gara come la madre di tutti i guai biancocelesti e chiedeva che la posizione della società venisse stralciata in attesa delle ulteriori decisioni.

La Caf si è riservata la decisione, collegando la partita a Lecce-Parma, interessata invece a questo primo processo.
La botta, però, a tutti o quasi tutti i deferiti, è sulle intercettazioni telefoniche, considerate dalla Caf pertinenti secondo l’orientamento finora seguito. E oggi si riparte con gli interrogatori.

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