Palermo - Collisione in mare al largo di Mazara del Vallo: la nave Thetis del Cnr si è scontrata con la Heleni, un mercantile battente bandiera panamense che percorreva la rotta tra Israele e Spagna. La nave da ricerca è affondata con a bordo sei uomini dell'equipaggio e otto ricercatori del Cnr. A provocare lo scontro potrebbe essere stata la fitta foschia presente nel tratto di mare. Inzialmente, 3 delle 14 persone imbarcate sono state recuperate vive, 11 invece risultavano ancora disperse. Sulla zona sono giunti mezzi navali e aerei delle capitanerie di porto. Le operazioni di soccorso, rese particolarmente difficoltose a causa di una fitta foschia, sono state coordinate dalla centrale operativa della capitaneria di porto di Palermo. E in poche decine di minuti i soccorritori sono riusciti a "ripescare" 13 dei naufraghi, che sarebbero in buone condizioni di salute.
L'unico disperso Resta in acqua un ricercatore russo, Piotr Mikejcik, del Cnr. E' l’unico disperso che manca ancora all’appello, delle 14 persone che erano a bordo della Thetis, la nave oceanografica affondata. Si trovava sottocoperta al momento dell’impatto, probabilmente nel laboratorio dove era addetto al controllo di strumentazioni scientifiche. Lo ha detto il capo della missione scientifica della Thetis, Giuseppa Buscaino, nell’ospedale Abele Aiello di Mazara del Vallo, dov’è stata trasportata assieme agli altri superstiti della sciagura. "Temo che sia rimasto dentro la nave affondata". Quando la Thetis è stata speronata, l’equipaggio era impegnato in attività di campionamento di zooplancton con tre strumentazioni diverse e il ricercatore ancora disperso ne seguiva gli sviluppi all’interno del laboratorio della nave. Secondo Giuseppa Buscaino, potrebbe non avere avuto il tempo di mettersi in salvo, perchè, la Thetis è affondata rapidamente.
Dieci in ospedale per controlli Sono appena giunti nel porto di Mazara del Vallo con una motovedetta della guardia costiera i primi dieci naufraghi della Thetis. Le loro condizioni di salute sembrano buone, ma sono stati subito trasferiti in ospedale per essere sottoposti a controlli medici. Questi i nomi dei naufraghi tratti in salvo: il comandante della Thetis Angelo Barca, il primo ufficiale di rotta Pino D’Orazio, il primo ufficiale macchine Silverio Di Grassi, il meccanico Giuseppe Nobile, il cuoco Armando Micucci e il direttore di macchina Marino Montis, oltre ai ricercatori del Cnr Sergei Popov e Sergei Conciacov, entrambi russi, e agli italiani Marco Zora, Valeria Maltese, Giusi Boscaino, Vincenzo Di Stefano e Gabriella Titone, quest’ultima palermitana.
Il racconto: interminabili attimi sott'acqua "Stavo lavorando quando all’improvviso ho sentito un frastuono, ho alzato gli occhi e ho visto una prua gigantesca che mi veniva addosso. Ha tagliato in due lo scafo e ha tirato dritto". A ricostruire gli attimi terribili della collisione tra il mercantile Heleni e la nave oceanografica Thetis, è uno dei 13 superstiti del naufragio, il ricercatore del Cnr Marco Zora. Anche lui si trova ricoverato nell’ospedale Abele Aiello di Mazara del Vallo; le sue condizioni di salute sono buone, come del resto quelle degli altri 12 naufraghi. "Io - spiega - sono stato risucchiato dal vortice che si era creato. Ho cercato disperatamente di riemergere; non so quanto tempo sia passato prima di poter respirare di nuovo". Proprio su quest’ultimo aspetto il racconto del ricercatore, anche lui sotto choc, appare appannato dalla paura: "Non saprei dire quanto tempo sono rimasto sott’acqua, sono stati attimi interminabili: da un lato mi sembrava fossero passati secoli, dall’altro invece soltanto pochi secondi....".
Avvisi trascurati La capitaneria di porto di Mazara del Vallo aveva lanciato l’allarme via radio, segnalando alla portacontainer Heleni che stava navigando a velocità sostenuta in una zona dove correva il rischio di speronare almeno "35 bersagli". Dal mercantile non sarebbe però arrivata alcuna risposta. La Capitaneria ha inviato immediatamente nella zona una motovedetta per bloccare la nave, ma ormai era troppo tardi: la Thetis era già stata speronata. Appena giunto nella zona il guarda coste ha raccolto i primi tre naufraghi e ha chiesto l’intervento di altri mezzi di soccorso. È questa la prima ricostruzione che viene dalla capitaneria di porto. Oltre ad essere pericolosamente vicino ad alcune imbarcazioni, il cargo battente bandiera panamense navigava anche a velocità sostenuta: tra i 25 e i 30 nodi.
Tutti questi dati sono stati infatti ricostruiti attraverso il Vts (Vessel Traffic Service) il sistema radar di sicurezza, da circa un anno operativo a Mazara del Vallo. Proprio tre giorni fa il Vts è stato installato anche nello stretto di Messina, dopo le polemiche seguite all’incidente del 15 gennaio scorso tra un aliscafo delle ferrovie e un traghetto della Caronte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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