Nel baseball, le cifre sono religione: di ogni giocatore è bene conoscere la media in battuta prima del nome di battesimo. Ma, a volte, le cifre diventano incubi. Capita al Milano 1946, il club più antico del baseball nazionale, 8 scudetti all'attivo. Oggi gioca in B, ma questo non è un buon motivo perché venga sfrattato. Eppure è quanto rischia viste le cifre che dovrebbe pagare per continuare a giocare al campo Kennedy di via Olivieri.
In seguito a un bando di gara, il campo è stato dato in gestione dal Comune a una società di hockey inline, i Rams, che, per ammortizzare i costi, quest'anno ha aumentato le tariffe rispetto a quelle comunali, chiedendo alla squadra di baseball circa 20.000 euro in più. Una pietra al collo. Il Milano 1946 ha allora sollecitato l'intervento dell'Assessorato allo Sport, proponendo tre soluzioni: il ritorno alle tariffe del Comune, la copertura della differenza da parte del Comune stesso o un campo alternativo al Kennedy. Ieri, l'incontro chiarificatore con l'assessore Giovanni Terzi è saltato per impegni di quest'ultimo in Giunta. I suoi collaboratori assicurano che troveranno una soluzione ma il Milano chiede, entro le 18 di oggi, una garanzia scritta da parte di Terzi. Il rischio è la fine di tutta l'attività, vivaio con 120 ragazzi compreso.
«Capisco il problema ma noi abbiamo solo fatto un'analisi dei costi: non avremo utili», spiega Cristiano Traverso, presidente dei Rams. «Infatti non ho nulla da dire ai Rams», replica Marco Giulianelli, presidente del Milano baseball: «È il Comune ad aver creato questa situazione». Palla, anzi, mazza a Terzi.
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