Sarkozy è stanco, è inciampato troppe volte in questi ultimi mesi, perde colpi. Sarko si rialza, arrabbiato e ferito, la popolarità ai minimi storici. Vuole andare avanti, Nicolas, combatte, si lamenta, «sono tutte calunnie». Lultimo scandalo si chiama Bettencourt. Brutto affare per Sarko, accusato di aver preso 150mila euro in nero dallereditiera dellOréal, Liliane Bettencourt, per la sua campagna presidenziale del 2007; contributi che Sarkozy avrebbe intascato fin dagli anni 80 quando era sindaco di Neuilly, lussuoso sobborgo parigino, quando andava a cena con Cecilia dellereditiera. A raccontare tutto, lex contabile della Bettencourt, Claire T.: «Il Presidente riceveva la busta in un salone a piano terra, vicino alla sala da pranzo. Veniva spesso a pranzo o a cena con lex moglie e siccome i signori sono entrambi un po sordi, dallaltra parte della porta si sentivano spesso cose che non si sarebbero dovute sentire».
Ma la busta più impegnativa Sarko lavrebbe presa proprio per il salto finale, per la corsa allEliseo. Secondo Claire nel marzo 2007 lattuale ministro del Lavoro, Eric Woerth, riceve, come tesoriere dellUmp, ben 150.000 euro in contanti per finanziare la campagna di Sarkozy. Woerth, uno dei più stretti collaboratori del presidente e pilastro portante del partito Ump ora ha le spalle al muro. Deve giustificare, spiegare. È lui il tramite tra lereditiera e il presidente, lui che a giugno ha presentato la sua riforma, quella delle pensioni, facendosi portavoce di quella politica di rigore e austerità dettata dalla crisi economica. Lui che ha fatto del rigore il suo marchio, insieme alla lotta contro levasione fiscale, in particolare contro la Svizzera. Ora come spiegherà alla Francia quelle buste? «Sono indignato» dalle nuove accuse. «A livello politico non ho mai toccato un euro - si difende il ministro - che non fosse legale». Eppure continuano a emergere particolari imbarazzanti, come la questione della moglie, che lavorava proprio nella gestione della fortuna della miliardaria. E poi cè Caire, che continua a snocciolare dettagli: «Compilai il libro mastro indicando la somma con la menzione «Bettencourt» scritta a mano», ha detto la contabile, «facevo sempre così quando si trattava di denaro destinato ai politici, poiché non bisognava lasciare nulla di scritto».
Rivelazioni choc, che pesano come un macigno sullEliseo già in grave difficoltà. Sarkozy si difende, parla di «calunnie con lunico scopo di infangare senza alcun fondamento della realtà». Il primo ministro Fillon gli copre le spalle, «è una caccia alluomo»; intanto però tutti sanno che Sarkozy non può più tergiversare, la Francia si aspetta una risposta chiara dal presidente, lopposizione grida allo scandalo, vogliono chiarezza, affondano la lama. «Ci vuole una spiegazione in tv». Cè una data da non perdere, quella del 13 luglio, la vigilia della presa della Bastiglia, e giorno della presentazione della riforma delle pensioni. È in quella data che forse Sarko potrebbe decidere di parlare. Ora che è debole, il suo grande antagonista dentro la destra, Dominique de Villepin lo sa. «È tempo che il governo si assuma le proprie responsabilità», fa dire al suo portavoce. Non parla ancora di rimpasto o dimissioni, ma il passo è breve. «Il governo deve portare la tranquillità necessaria al Paese, bisogna occuparsi delle riforme».
Già le riforme, i francesi sono delusi soprattutto per questo: il presidente - colpa anche la crisi - non è ancora riuscito a farle partire. Con un paio di scivoloni è diventato antipatico anche a quelli che lo avevano votato. Ci sono stati alcuni atteggiamenti, come quella candidatura arrogante del figlio Jean, poi rientrata, alla presidenza del consorzio della Defense, il più grande quartiere degli affari dEuropa, che ha fatto arrabbiare anche i suoi.
«Mazzette a Sarkozy», ma lui nega tutto
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