I milanesi, ancora una volta, mettono il cuore sullasfalto. Preghiere e messaggi sul luogo dellimpatto, «in onore di Giuliana e le altre vittime». Sul semaforo continuano ad aggiungersi fiori e ricordi della povera Giuliana Grossi, 52 anni compiuti il giorno prima di morire nel terribile scontro davanti al Tribunale. Lautista del 12 si fa il segno della croce per tre volte, pensa a Marco Momenté, il collega in servizio giovedì sulla stessa corsa e che sta lottando per vivere. Alle 15.10 esatte a fermarsi sono tutti i conducenti Atm. Pausa simbolica per cinquemila lavoratori che hanno capito quanto è rischioso, oggi, mettersi alla guida e portare a casa lo stipendio. Per un minuto, in tutta Milano, si spengono i motori.
«Anche mia mamma stava tornando dal lavoro», racconta orgogliosa e disperata Alessandra, ventanni, figlia di Giuliana Grossi. Ha scelto di essere in quel punto di corso di Porta Vittoria con la sorella Fabiana di 27 anni e i compagni duniversità. Gli abbracci e le lacrime. Alessandra prima allontana i cronisti - «lasciateci in pace, basta con questassedio fin dentro casa» -, ma poi è lei ad avvicinarsi, affida ai taccuini un tenero ritratto. «Mia madre era una grande. Semplicemente la migliore. Era sempre sorridente, stava dietro ai figli con il piacere di chi fa la cosa più bella del mondo». Ora non si ferma, Alessandra. «Era una grande cuoca, anche. Tutti la apprezzavano». Le chiedono se ha voglia di lanciare un appello. «Per me non è colpa di nessuno. Nemmeno di chi guidava il suv, di certo non voleva uccidere volontariamente». Sua sorella maggiore invece si sfoga, pallida: «Dovè Trabucchi? Quello tra due giorni torna in Svizzera e non gli fanno niente, se la caverà... Almeno abbia la decenza di non presentarsi al funerale di mia madre». «Non è vero», cercano di tranquillizzarla. Fabiana continua: «Del risarcimento non me ne frega niente. In Italia non cè giustizia». Di nuovo Alessandra: «Però adesso basta con i suv. Un poliziotto che ha visto tutto ha detto che se quellauto non fosse stata così grossa e pesante non avrebbe causato lo scontro». Insiste un suo amico: «La gentaglia coi soldi viene in città ad ammazzare le persone. Tanto che importa a loro delle multe?».
La polemica, fondata o no, ha raggiunto pure Palazzo Marino. «Faremo una riflessione - ammette Riccardo De Corato -. Ne ho parlato con il sindaco. È vero, cè il problema che al centro le strade hanno un calibro limitato. Ma non è questo il momento, coi feriti ancora in ospedale, di giocare al si o no ai suv per motivi di opportunità politica. Se alcuni gruppi dellopposizione - chiarisce il vicesindaco - presenteranno una mozione, daremo una riposta in sede adeguata. Sia chiaro, però: la questione dei cordoli che delimitano le corsie preferenziali non centra, e non ci sono stati tagli in bilancio sulla sicurezza stradale».
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