Roma - Se non fosse per il coinvolgimento di Pier Silvio, la notizia di una nuova inchiesta della procura di Roma l’avrebbe lasciato del tutto indifferente. Un po’ - ragiona Berlusconi nelle sue telefonate private dal buen retiro di Villa Certosa - perché «ampiamente prevedibile» e un po’ perché «ormai ci ho fatto l’abitudine». Quel che non gli va giù, invece, è che nell’indagine sia chiamato in causa anche il figlio, visto che nessuno leverà mai dalla testa al Cavaliere che quella con cui ha a che fare è una vera e propria «persecuzione giudiziaria». Concetto che mette nero su bianco il portavoce del premier. «Ancora una volta - dice Paolo Bonaiuti - scatta la giustizia ad orologeria». Mentre il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto punta l’indice contro «la solita giustizia politicizzata». Ironizza, invece, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi: «Era un po’ che qualche magistrato non indagava sul presidente del Consiglio. Confesso che cominciavo a preoccuparmi».
Il punto, però, almeno stando alle riflessioni che rimbalzano tra Porto Rotondo e Roma, non è tanto l’inchiesta aperta ieri, quanto la sensazione che si stia rimettendo in moto «quella parte della magistratura che gioca di sponda con la politica per far cadere il governo» e «sovvertire il voto popolare». Un concetto su cui Berlusconi è tornato più volte nell’ultimo anno. Il timore, insomma, è che sia ripresa l’escalation giudiziaria altrimenti - ragionano a Palazzo Chigi - non si spiegherebbe perché da giorni si rincorrono rumors su provvedimenti (anche d’arresto) per uomini vicinissimi al Cavaliere. Con tanto di scadenzario visto che l’attesa «settimana di fuoco» dovrebbe essere la prossima. Ed è questa, più che la convalescenza dall’operazione al polso, una delle ragioni per cui il premier ha deciso di rinviare il vertice italo-algerino che era in programma ad Algeri mercoledì e giovedì.
Scontato, poi, che ci sia chi sottolinea una «straordinaria coincidenza». Visto che stando a quanto aveva detto Berlusconi il Consiglio dei ministri di giovedì prossimo avrebbe dovuto dare il via libera alla riforma della giustizia (che slitterà almeno di una settimana visto che manca ancora l’accordo con il Fli). Un pacchetto che avrebbe dovuto comprendere separazione delle carriere, responsabilità civile dei giudici e divisione in due del Csm. Tutte riforme che all’Anm non vedono troppo di buon grado. Ma su cui, insisteva ancora ieri pomeriggio Berlusconi nelle sue conversazioni private, «non arretreremo di un passo». «Il progetto di riforma della giustizia - spiega da Bari il ministro Angelino Alfano - fa parte del nostro programma. Nulla cambia rispetto al percorso parlamentare che ci si è dati».
A Palazzo Grazioli, insomma, hanno le idee piuttosto chiare: le procure tornano in campo mentre il governo stava rilanciando la sua azione, alla vigilia del varo della riforma della giustizia e proprio nel momento in cui il Cavaliere sta cercando di chiudere la trattativa sullo scudo giudiziario con il Fli. Tradotto: non è affatto un caso. Anche perché resta la convinzione che Fini giochi di sponda con la magistratura.
Avvalorata dalle parole di Italo Bocchino. «L’avviso di garanzia è un atto di tutela dell’indagato e va considerato come tale». Un commento, quello del capogruppo del Fli a Montecitorio, che nel Pdl viene dai più benevoli considerato «provocatorio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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