Medici in allarme: «Non vogliamo prescrivere farmaci sotto dettatura»

I medici di famiglia pugliesi sono da qualche settimana in guerra con la Regione che ha fissato una «tassa» per coloro (malati, si intende) che anziché ricorrere a un farmaco generico e di basso costo intendono acquistare farmaci più cari. La protesta dei medici di famiglia è espressa dal dottor Vincenzo Contursi, barese, che ha responsabilità nell’Associazione nazionale dei medici di famiglia. Egli sostiene che la delibera della Regione Puglia (entrata in vigore l’8 gennaio) «limita in modo preoccupante la libertà del medico curante e quella del paziente». Per il momento il «diktat» (chiamiamolo così) riguarda gli inibitori della pompa protonica, cui si ricorre in caso di sanguinamento gastro-esofageo dovuto a patologie reumatiche curate con antidolorifici. In quest’area ci sono almeno cinque farmaci di provata efficacia coperti da brevetto e c’è un solo farmaco generico. Il ticket vale per quest’ultimo. Coloro che vogliono invece curarsi con gli altri farmaci devono pagare una «differenza» di prezzo che supera i 10 euro per confezione. Contursi ribadisce che il provvedimento della Regione Puglia è offensivo per la classe medica e teme che questa prima «proibizione» possa essere seguita, in futuro, da altre, che riguarderebbero l’area cardiovascolare, o quella respiratoria. Spiega che i politici dovevano limitarsi a consigliare, non a vietare. Comportandosi come si sono comportati, invece, hanno teso un agguato all’autonomia professionale della classe medica.

I tremilacinquecento professionisti pugliesi sono in agitazione dal primo febbraio. Anche l’Ordine dei Medici di Bari è pronto ad avanzare una protesta ufficiale. Non possiamo accettare, conclude il dottor Contursi, di scrivere sotto dettatura le nostre ricette.

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