La politica dei piccoli passi piace ad alcuni. Ma non a tutti. Il tifoso juventino, per esempio, fatica a considerare positivo il punto ottenuto a Verona contro il Chievo: un po' perché rode essere raggiunti al 93', molto perché viene ritenuta ingiusta l'espulsione di Giandonato, altrettanto perché sperava di arrivare a mangiare il panettone con il Milan a +3 e non a + 5. «Alla fine questi punticini saranno utili», aveva detto non troppo tempo fa Del Neri. Il quale non ha cambiato idea ma, insieme a recriminare per certe decisioni arbitrali, ha anche tirato le orecchie ai suoi giocatori, colpevoli di mancare della giusta malizia. Siccome però indietro non si torna, la Juve è andata in vacanza da quarta in classifica con la sensazione di essere comunque in crescita. Piuttosto, i sette pareggi in campionato (più i sei in Europa League) certificano una certa incapacità a chiudere le partite. E se è vero che la difesa, nonostante la leggerezza di Sorensen che ha permesso a Pellissier di pareggiare domenica, si è rivelata la meno battuta nelle ultime dodici partite di campionato, sono gli attaccanti che non convincono: Quagliarella segna come mai prima e i 9 gol ne testimoniano la grande stagione, ma i suoi compagni di reparto continuano a faticare. Dei quattro gol realizzati da Iaquinta, per esempio, solo quello contro la Roma è risultato decisivo: idem dicasi per Del Piero, che solo contro il Milan ha piazzato la zampata utile per conquistare l'intera posta. Per non parlare di Amauri, scomparso dai radar dopo l'infortunio e comunque autore di un solo gol in campionato in tutto il 2010. Vero che nessuna squadra ha segnato i 32 gol della Juve, ma con un attaccante capace di piazzare il colpo del ko - tipo quello fallito da Iaquinta a Verona - forse adesso di punti in classifica ce ne sarebbero tre-quattro in più.
Resta da capire quel che succederà nel mercato di gennaio, anche se la Juve è ingessata da un bilancio che lo scorso giugno si è chiuso con un rosso di 11 milioni. L'idea di Agnelli e Marotta è quella di procedere con scambi, prestiti e conseguenti diritti di riscatto augurandosi poi di arrivare in Champions beneficiando degli almeno 20-25 milioni che la competizione garantisce: in estate ha funzionato, adesso chissà. In uscita da casa Juve - senza dimenticare il nodo Buffon - potrebbero esserci Amauri, Sissoko, Lanzafame, magari lo stesso Iaquinta e uno tra Motta e Grygera: qualcuno non opporrà resistenza, altri sì. Ovviamente, dipenderà da quello che si riuscirà a mettere in piedi con un'eventuale controparte. E se viene difficile immaginare che la Samp ceda Pazzini dopo avere già perso Cassano, Gilardino potrebbe essere obiettivo più raggiungibile ammesso che Amauri e magari Sissoko accettino di vestire il viola. Anche la pista Benzema, sempre ai margini al Real Madrid, non è tramontata. La sensazione però è che la Juve debba prima aspettare che si muova chi ha soldi veri. Tradotto: se Dzeko andrà in Spagna, Benzema sarà più facilmente raggiungibile. E se invece il bosniaco si trasferirà al Bayern Monaco, dalla Baviera potrebbe prendere la strada di Torino il 25enne Mario Gomez, 12 gol in 15 presenze quest'anno. Poi esistono i "piani B" che portano ai vari Maccarone, Floro Flores, Acquafresca e magari Huntelaar. «Ce la possiamo giocare anche rimanendo come siamo», ha detto Del Neri a Verona facendosi però crescere un po' il naso.
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