Il medico di bordo accusa Schettino: «Si tolse la divisa e ci abbandonò»

Il medico di bordo accusa Schettino: «Si tolse la divisa e ci abbandonò»

Il convitato di pietra di questa inchiesta arriva in caserma nel pomeriggio e viene interrogato a lungo, come persona informata sui fatti, dai pm che scavano sul disastro della Costa Concordia. È il giorno di Roberto Ferrarini, il responsabile dell’unità di crisi di Costa Crociere, l’uomo dei presunti misteri, il supermanager che parlò al telefono almeno tre volte con il comandante Francesco Schettino subito dopo l’incidente. Che cosa si dissero i due? Sullo sfondo resta da spiegare il ritardo con cui venne dato l’ordine di evacuazione, un ritardo che oggi diventa ancora più pesante con l’ufficializzazione della contabilità di morte.
Il rimpallo delle responsabilità va avanti e registra scosse quotidiane, in una direzione e nell’altra. Così due avvocati, Pietro Ilardi e Francesco Compagna, che assistono alcuni naufraghi di varie nazionalità, chiedono l’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici della Costa. Lo stesso ragionamento svolto fin da subito dalla difesa di Schettino. Ma contro il comandante si alza la voce del tenente di vascello Gianluca Marino Cosentino, medico di bordo: «Personalmente - racconta in un’intervista al Mattino - mi ha molto sorpreso vedere Schettino in borghese sul molo dopo mezzanotte». È l’ennesima conferma che il comandante non fu all’altezza del proprio ruolo né prima, quando pilotò incoscientemente la nave verso gli scogli del Giglio, né dopo, quando tagliò la corda. «Tutti cercavano il comandante - aggiunge - da medico mi è sembrato scosso e non più lucido. Il coordinamento dei soccorsi da parte sua non c’era. Io ero a terra alle 23.20, ma non ci sono rimasto. Dopo aver portato a terra le persone della scialuppa 19, sono salito su un’altra scialuppa e sono tornato indietro». In sostanza, dice l’ufficiale medico «Schettino si tolse la divisa e ci abbandonò». Il comandante si è difeso davanti ai pm consegnando loro una versione disarmante, in bilico fra tragedia e farsa: «Sono caduto nella scialuppa».
Schettino, attraverso il suo legale Bruno Leporatti, ripete la da giorni la stessa verità: «Informai subito la Costa della gravità della situazione. E chiesi aiuti, in particolare elicotteri e rimorchiatori». Ma da Genova non arrivò nulla. Non solo: Schettino avrebbe azionato tutti i dispositivi di emergenza, ma la strumentazione fece cilecca e anche questo aspetto non convince Leporatti che vorrebbe vedere il top management di Costa nel registro degli indagati. Dunque, l’audizione di Ferrarini potrebbe rivelarsi decisiva per l’evoluzione dell’indagine, in un senso o nell’altro.

Ma sempre da Marino Cosentino arriva un’altra durissima bordata al comandante: «So per certo che ad arenarsi su quel benedetto scoglio la nave ce l’ha portata la Madonna. E’ stato un miracolo. Potevamo essere morti tutti e 4 mila. Bastavano 10 metri più al largo». Dunque anche la manovra, sarebbe stata il frutto del caso. O, forse, della Provvidenza. Non dell’abilità di Schettino.

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