Mediobanca fa scudo al credito italiano

Mediobanca fa scudo al credito italiano

Mediobanca scende in campo a difesa delle banche italiane, messe ancor più alle corde dal trattamento «non equo» riservato dall’Authority europea. Il verdetto definitivo dell’Eba è slittato a dopo il 5 dicembre, ma la «gabbia» creatasi sovrapponendo le penalizzanti regole comunitarie sul computo del Core Tier 1 con quelle di Bankitalia è tanto stretta che per liberarsi gli istituti di credito made in Italy potrebbero essere costretti a tagliare i finanziamenti alle imprese clienti così da ridurre gli attivi ponderati per il rischio.
A quel punto, sottolineano gli analisti di Piazzetta Cuccia, il rischio di un credit crunch per il nostro sistema industriale, e in seconda battuta per le famiglie, sarebbe molto concreto. Un pericolo ben presente anche all’Abi che con il presidente Giuseppe Mussari ha auspicato che «sia rivisto» il diktat dell’Eba, oggi basato su uno schema «fortemente penalizzante». L’Authority ha per esempio svalutato a prezzi di mercato i Bot e i Btp in pancia alle banche, aumentando così il loro bisogno di patrimonio. «L’Italia deve mettere a posto le sue cose e il governo Monti può farlo, ma anche l’Europa deve fare i suoi compiti a casa», ha proseguito Mussari, che siede anche alla presidenza del Monte Paschi.
Rocca Salimbeni è uno dei tre gruppi su cui l’Eba ha chiesto di rifare i conti insieme a Banco Popolare, Ubi Banca e Uncredit che ha però deciso una cura d’urto da 7,5 miliardi. Intesa Sanpaolo, l’altra big del sistema, è invece già in linea con le nuove regole. Piazzetta Cuccia, nello studio curato da Riccardo Rovere, sottolinea come l’Eba non abbia tenuto in considerazione nel computo del patrimonio né del convertibile da 600 milioni in pancia a Ubi né del prestito «Fresh» del Monte, malgrado quest’ultimo non appaia troppo diverso dai cashes di Piazza Cordusio che la Vigilanza ha invece accettato di ponderare pro-quota (80%). Per quanto riguarda Siena (rating neutral con target price 33 centesimi), Mediobanca calcola che il 55% dei 3,1 miliardi di capitale mancanti, sia legato ai derivati con cui il gruppo si era protetto dal rischio tassi sui Btp in portafoglio. Almeno una parte dei restanti 1,4 miliardi potrebbe invece essere compensato dagli utili, dal computo del Fresh, dall’adozione di modelli di rating interni e riacquistando titoli ibridi oggi a sconto e inutili per il Core Tier 1.
Allo stesso modo il Banco Popolare (neutral, target price 91 centesimi), potrebbe recuperare l’85% dei 2,8 miliardi potenzialmente necessari utilizzando il convertibile e recuperando altre energie dall’interno.

Applicando una ricetta similare, Ubi (outperform, target price 3,7 euro) dovrebbe invece riuscire a trovare il 55% degli 1,45 miliardi richiesti dall’Eba. In tutti e tre i casi, il resto sarebbe però assicurato da un netto taglio delle linee di credito, lasciando a secco molte imprese del territorio.

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