Con Medusa il cinema italiano conquista il MoMa di New York

Cinzia Romani

da New York

L’America ha fame di cinema italiano. Di quello buono, naturalmente, come si può constatare ogni volta che uno dei nostri autori, in patria magari non apprezzato quanto si dovrebbe, viene assaggiato negli esigenti circuiti cinefili Usa. È partendo da questa realtà, dunque, che Medusa Film, per onorare il proprio decennale, ha materializzato la presenza di alcuni tra i lavori italiani da essa prodotti e distribuiti, donando quattordici film al Museum of modern art di New York (MoMa per i frequentatori abituali). «La nostra scelta riconosce al MoMa il ruolo di miglior destinatario per le espressioni dell’arte popolare e moderna per eccellenza», ha detto ieri Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film, presentando l’iniziativa nell’elegante sala Titus del museo newyorkese, all’occasione affollato da esponenti della stampa internazionale, studenti universitari e cinefili maturi, muniti di quadernino per gli appunti. «Abbiamo inaugurato questa relazione già nel 2000, quando Mediaset regalò al MoMa venti classici del neorealismo, restaurati insieme a Medusa Film», ha poi illustrato il giovane manager, affettuosamente dedicando l’evento alla memoria di Carlo Bernasconi, «il papà di Medusa, che ha dato la sua impronta al lavoro di noi tutti, già ai tempi in cui si adoperava per gli autori indipendenti».
D’ora in poi, il Dipartimento Film e Media del MoMa potrà offrire ai suoi famelici visitors il meglio del cinema italiano, avendolo graziosamente incamerato nel proprio archivio. Da La cena di Ettore Scola a La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore; passando per L’assedio di Bernardo Bertolucci a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino ad altri impossibili da elencare, i cittadini della Grande Mela avranno di che nutrirsi.
Nel corso della breve cerimonia di donazione è intervenuto Ferruccio Ferragamo, erede del «calzolaio delle dive» Salvatore. «Tra il mio avo e il cinema americano è stato amore a prima vista», ha ricordato l’imprenditore. A vivacizzare l’occasione istituzionale ci hanno pensato alcuni degli autori Medusa, salendo sul palco come si conviene agli artisti. Un po’ rumoreggiando e un po’ offrendosi come star in corpo fisico.
Dario Argento ad aprile inizierà le riprese dell’horror che chiude la sua «Trilogia delle Tre Madri». Roberto Andò ha finito le riprese di Viaggio segreto, film drammatico ispirato al romanzo Ricostruzioni di Josephin Hart e ambientato tra la Sicilia e Roma. Per Gabriele Salvatores, «il mito Usa si è ridimensionato, ma ora sto lavorando a un film d’avventura sulle navi mercantili d’oggi, che girerò in mare aperto. Mi sono ispirato alle foto di Salgado, che ritraggono spiagge indiane dove la popolazione locale distrugge, a mani nude, le navi che battono bandiera dubbia. Sarà un film sul lavoro sporco nel mercato globale», ha concluso l’artista.
Ferzan Ozpetek, proclamandosi «felice dell’occasione d’incontro tra colleghi», ha annunciato Saturno contro «storia di un quarantaseienne come me che ride e piange». Nel cast, auspicati Accorsi e Favino. «Vivevo qui nei Settanta, come agente di Jim Jarmush: non pensavo di tornare in veste di autore», ha ricordato Davide Ferrario, che sta preparando Le strade di Levi, docudrama geografico-sentimentale sul tragico cammino di Primo Levi, da Auschwitz a Torino.


La proiezione di Medusa 10, vivace cortometraggio di Antonello Sarno, che ha ripercorso il decennio d’attività di Medusa Film, attraverso i volti dei suoi artisti più significativi, da Tim Roth all’ultimo Woody Allen di Match Point, autentica rivelazione al botteghino e non solo, ha chiuso la celebrazione dell’anniversario.

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