Un megacorteo per chiedere elezioni dirette

Hong Kong. Il modo in cui la Cina comunista consente a Hong Kong di esercitare la democrazia non soddisfa gli abitanti dell’ex colonia britannica: ieri circa 250mila persone - secondo gli organizzatori, molte di meno stando alle autorità locali - hanno manifestato nell’ex possedimento britannico per chiedere al governo comunista di Pechino il diritto di avere elezioni a suffragio universale nel territorio, diritto che il regime di Pechino continua a negare.
I manifestanti hanno sfilato dietro una gabbia con dentro un uccello bianco finto, simbolo della democrazia imprigionata, e uno striscione gigante nero con la scritta «suffragio universale» con il quale eleggere il capo dell’esecutivo di Hong Kong, attualmente nominato da un collegio di Grandi elettori scelti direttamente a Pechino e per l’insieme dei deputati (attualmente solo la metà viene eletta dagli abitanti dell’ex colonia). La partecipazione è stata inferiore alle manifestazioni di massa di luglio 2003 e 2004 che avevano portato in piazza mezzo milione di persone (l’ex colonia ha circa sette milione di abitanti).


Pechino ha già fatto sapere che non accoglierà le richieste di democrazie e il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Donald Tsang, si è rifiutato di fissare un calendario per l’instaurazione del suffragio universale, descritto nella Legge fondamentale (minicostituzione) di Hong Kong come «fine ultimo» ma senza alcuna scadenza. Hong Kong, tornata sotto sovranità cinese nel 1997 dopo essere stata possedimento britannico per un secolo, è ora una Speciale regione amministrativa e gode di una relativa autonomia, soprattutto in campo economico.

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