di Benny Casadei Lucchi
Dopo tanti spintoni e minacce, finalmente un pugno. La F1 dei litigi ha fatto lauspicato salto di qualità. Dalle tiritere delle settimane e mesi scorsi, siamo passati alle maniere forti. Poche parole e un gesto concreto. Sia lodato il Dio dei motori. La sonnolenza verbale sostituita dalla violenza del fare. Tutto, purché i litiganti agiscano veramente e qualcosa si muova in questo Circus reso paludoso dai troppi bla-bla.
La F1 si è spaccata. I team hanno detto che organizzeranno il loro mondiale e la Federazione di Max Mosley con il patron commerciale Bernie Ecclestone hanno risposto più o meno che potranno fare da soli. Più o meno. Perché siamo passati ai fatti, ma la F1 sempre F1 resta: uno sport il cui dna è lo stesso degli uomini che vi partecipano o la guidano, per cui gente con il pelo sullo stomaco lungo come un crine di cavallo; gente che quando meno te lo aspetti tira fuori lasso e se non piglia tutto piglia molto. Per cui, nonostante la Fia abbia annunciato azioni legali contro i team ribelli e la Ferrari, nonostante Ecclestone pensi che tra Montezemolo e Mosley è solo una questione personale e che Briatore vuole un nuovo campionato da gestire in proprio, potrebbe ancora succedere che ci dicano «scusateci, abbiamo scherzato, la schiarita è in arrivo».
Speriamo non accada. Auguriamoci piuttosto che dopo il passaggio alla fase violenta dellannuncio di un mondiale bis, non ci siano ripensamenti. Perché ieri Ecclestone e Mosley non si sono incontrati nel paddock di Silverstone per raccontarsi le antiche conquiste sentimentali, bensì per studiare la strategia da adottare, compresa quella per arrivare a una futura riconciliazione. Però, lo vogliamo ammettere? Rispetto a qualche settimana fa, se oggi, domani o il 24, in occasione del consiglio mondiale della F1, o se addirittura allultimo, come sostiene Mosley, dovessero comunicarci che «la F1 è salva, restiamo tutti uniti...», ecco, un po ci rimarremmo male. Pensateci: il doppio mondiale sarà una gran cosa per gli appassionati.
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