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MEGLIO COSÌ

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Sì, avete letto bene. Dopo che per quasi un mese ogni giorno vi abbiamo detto che ritenevamo quasi un obbligo morale il fatto che Genova dedicasse una via alla morte romatica e quasi ottocentesca di Fabrizio Quattrocchi e al significato delle sue ultime parole, oggi vi diciamo che è meglio così.
Meglio così. Perchè, finalmente, grazie alla campagna del Giornale, si è usciti da un grandissimo equivoco. E cioè che non è vero che Genova è amministrata da un governo riformista, da una sinistra europea, da gente che ragiona con lo stesso metro di sindaci come Walter Veltroni - capace di essere il primo cittadino di tutti i romani, anche e soprattutto di quelli che non l’hanno votato - o come Rosetta Russo Iervolino, che non ci ha messo un minuto a raccogliere l’invito del suo consiglio comunale ad intitolare una strada a Quattrocchi.
Meglio così. Perchè, finalmente, si possono fare i conti. Si può vedere, ad esempio, come si sono comportati i «moderati» del centrosinistra, quelli che dovrebbero arginare lo strapotere comunista e diessino. Si può vedere come l’Udeur o la Margherita garantiscono i valori cattolici. Le parole della consigliera di Rifondazione vicina ai no-global Laura Tartarini che potete leggere in queste pagine sono lame, ma almeno sono le parole di chi ha una posizione. Che non è la nostra. Che può dare il voltastomaco. Ma che è meglio di tanti fariseismi e di tante ipocrisie a cui abbiamo assistito.
Meglio così. Perchè, finalmente, ci si può fare un giudizio su una parte dell’opposizione. O sedicente tale. Quelli che sono candidati sindaci del centrodestra e poi votano con il centrosinistra, peraltro motivando la loro scelta; quelli che hanno già cambiato gruppo e schieramento; quelli che non vanno comunque in Consiglio comunale; quelli che escono dall’aula al momento di votare su un argomento scomodo; quelli che non gli interessa il tema.
Meglio così. Perchè, finalmente, si può liberamente osservare cosa succede nella stampa cittadina. Con il tema dell’intitolazione di una via a Quattrocchi sostanziamente snobbato dal Corriere Mercantile e dal Lavoro-Repubblica. E trattato ad intermittenza dal Secolo XIX, senza peraltro prendere mai una posizione netta. Che, in fondo, è già una posizione netta. Con la ciliegina sulla torta finale di buttare nel dibattito politico l’intitolazione di una via a Luigi Tenco. Idea con la quale, peraltro, siamo d’accordo. Ma che c’entrava in questi giorni? Perchè contrapporla in qualche modo alla via per Quattrocchi? Ma, evidentemente, Il Secolo si conferma una volta di più il giornale specchio della città e del suo consiglio comunale. E quindi dobbiamo dargliene atto e merito.
Meglio così.

Perchè un cippo, una targa, persino una via dedicata a un signore trucidato che sceglie di morire in modo eroico, evidentemente, non è nelle corde di questa città. E, quindi, è meglio non dover dire grazie a nessuno.
E la via? Nel nostro cuore, nel pensiero, nella preghiera.

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