Figuriamoci, io sono qui da quattro settimane ad aspettare Bartali. Ci sta che anche la squadra alla fine ci potesse un po pensare. Domenica arrivano i «ciclisti», dieci gregari a faticare sperando che il capitano non debba costringere lallenatore a inventare ogni volta una scusa diversa. E cè la regola che vuole il derby sempre appannaggio di quelli scarsi a menare sfiga. Come potevano non pensarci i quattordici andati in campo ieri? Rossi, Juric e Bocchetti dovevano evitare cartellini gialli e li hanno evitati. Avremmo dovuto battere il Bologna di mister x Mihajlovic per agganciare il quarto posto, ma non era la nostra priorità. Milito si è concesso una giornata da 6 in pagella, Ferrari aveva appena avuto dalla sua Aida una gioia giustamente più grande di qualunque altra, Milanetto aveva normali pile alcaline e al rientro dopo due mesi non gli si poteva chiedere di montare le Duracell. Insomma, dopo sei vittorie consecutive questo benedetto pareggio a Marassi prima o poi dovevamo pur farlo. Dovevamo pur invertire questo andazzo con tutti successi in casa e mai tre punti fuori. Mettiamola così, abbiamo scelto il momento giusto.
Ovviamente senza dimenticare che il Bologna ha fatto una signora partita e che non potevamo solo contare sul fatto che loro davanti hanno Di Vaio. Anche lui, dopo quattro palle a porta vuota una riesce a buttarla dentro. E soprattutto loro non avevano Bartali da aspettare.
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