Meglio sotterrare l’ascia di guerra

Meglio sotterrare l’ascia di guerra

(...) rispetto al voto per il centrodestra in Comune che ha portato Enrico Musso a un passo dal ballottaggio.
Insomma, la notizia politica più bella dell’anno. Ma proprio perchè quelle vittorie ci avevano entusiasmato, ci fa male vedere che, spesso, in quei Municipi si litiga per cosucce. Non voglio entrare neanche nel merito delle ragioni e dei torti. Non ho gli elementi per farlo e non sono abituato a parlare di ciò che non conosco in profondità. Quindi, prendo assolutamente per buone tutte le spiegazioni.
Perchè non è qui il problema. Il problema è che, troppo spesso, in politica, anche ai livelli più bassi - che per me sono i più alti perchè sono i più vicini alle esigenze dei cittadini e in questo senso il ruolo dei Municipi è insostituibile, altro che abolirli - i personalismi hanno un ruolo decisivo. E, in un certo senso, lo capisco. Se qualcuno mi fa un torto, è chiaro che sono portato a pensare che quello è il problema più grave del mondo. Ma non è detto che la mia visione, sia la visione del mondo. E il mio sforzo, che nel mio piccolo ho un incarico di responsabilità, è proprio quello di saper andare oltre i fatti miei, cercando di guardare al bene collettivo. E, perchè no?, anche al bene del Popolo delle libertà. È una capacità che, ad esempio, ha dimostrato Sandro Biasotti, inviando le sue dimissioni dalla Regione Liguria, primo fra tutti i deputati del Pdl contemporaneamente consiglieri regionali, seguendo il consiglio del Giornale.
Ecco, credo che in politica la visione personale debba lasciar spazio a una visione mirata al bene della collettività e della propria coalizione, pensando anche ai danni futuri che possono provocare azioni formalmente legittime per l’oggi. E penso che, nella vita, ma soprattutto in politica, non ci sia difetto peggiore di quello di ritenersi infallibili e di non aver bisogno di consigli, soprattutto se disinteressati. Apprezzare chi ti elogia e guardare con sospetto chi ti critica, non è un segno di grandissima lungimiranza politica.
Quindi, ribadisco l’invito a tutti i consiglieri dei Municipi del centrodestra a sotterrare l’ascia di guerra, a parlarsi, a capirsi, a rispettarsi. Poi, non è necessario andare a cena insieme e firmare «il patto delle trofie al pesto» dopo quello scandrogliano «dei tonnarelli cacio e pepe», così come non è necessario mostrarsi amiconi dopo che c’eravamo tanto odiati. Ma rispettarsi, sì.

Soprattutto, rispettare la volontà del popolo della libertà, quello che esiste da prima del predellino e senza la maiuscola, che vuole che i suoi rappresentanti governino senza litigare. E possibilmente, governino bene.
Al di là delle ragioni e dei torti, ribadisco, non facciamoci del male. Ricordiamoci com’è finita la sinistra che pensava di essere invincibile.

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