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Meloni: «Io, ex barista, vi farò bere di meno» L'incontro con i giovani in un locale di Roma per presentare la campagna «Naso rosso» contro l’abuso di alcol «Aiutiamo i ragazzi a superare la cultura dell’evasione e dello sballo. A vent’anni facev

Roma Il ministro arriva in discoteca a bordo della sua Mini, ma la notizia non è questa. Ha lo stereo collegato all’iPod, disserta sulla sua play list in una fitta conversazione con la segretaria - giovane come lei - ma c’è qualcosa di più. La notizia è un’altra, e la mettiamo a fine articolo, come un piccolo colpo di scena, quello in cui la Meloni racconta: «Se vi dicessi cosa ci facevo io in discoteca a venti anni... Ma glielo rivelo solo a fine serata».
Così anche noi - per ora – iniziamo a raccontare che il ministro arriva al «45 giri», a Roma, dopo essere stata cena con gli amici e ragazzi del suo staff (piatti di pasta e buon vino) sorride: «Io stasera il test non lo dovrei fare...». Scherza, ovviamente. Ma il fatto è che Giorgia Meloni, ministro della gioventù, venerdì sera inaugurava un progetto pilota per combattere gli incidenti stradali e l’alcolismo giovanile: «la tribù dei nasi rossi». L’idea le è venuta dopo aver visto che in Canada, nelle discoteche, invece di far ubriacare i ragazzi e accompagnarli verso il suicidio, cercano di aiutarli a vivere meglio le loro serate. Allora si è messa a studiare un modo per fare la stessa cosa - e meglio – in Italia. Ha messo in piedi una convenzione con l’istituto superiore di Sanità, che insieme al ministero ha formato gruppi di volontari. Poi nei suoi uffici ha fatto disegnare un logo con un capo Apache a braccia conserte e lo slogan accattivante: «Naso rosso vi accompagna». Perché «i nasi rossi» possono essere quelli degli ubriachi che si ammazzano guidando in stato di ebbrezza. Oppure possono diventare – se il progetto decolla – una tribù di giovani che si divertono, ballano – bevono anche - ma non si spingono mai oltre i confini dello sballo.
L’idea di fondo del progetto è quella di avere in ogni discoteca un gruppo di volontari del «Naso Rosso». A inizio sera informano i giovani, prendono le generalità, spiegano come si può bere, e a quali condizioni per non perdere lucidità. Poi distribuiscono test, e palloncini, e – se serve – possono fare un esame istantaneo con lo spirometro (lo stesso in dotazione ai vigili urbani). Nella serata sperimentale del «45 giri» il Naso rosso ha i volti sorridenti di alcune ragazze molto carine, e questo aiuta. Sono sette in tutto: le due capogruppo, si chiamano Simonetta Calore e Antonella Bacosi. Il primo timore della Meloni era: «La presenza dei volontari non deve essere percepita come un corpo estraneo, o una sorta di ronda poliziesca, altrimenti è finita». Alle dieci di sera, intorno alle ragazze c’è la fila, e il pericolo è scongiurato. Spiega la: «Aiutare i ragazzi a superare la cultura dell’evasione, significa liberarsi dell’idea che siano tutti teppisti o suicidi, tutti destinati ad impasticcarsi». Il ministro, usa se stessa come esempio: «Il mio staff è tutto di ragazzi: una delle più grandi, Valeria, ha poco più della mia età. Il mio caposegreteria Giovanbattista Fazzolari – ride - è così affine ai suoi coetanei che mi è finito sulla Gazzetta dello sport». Come mai? Risate di tutto lo staff: «Ha vinto una Ford Kia al fantacalcio». La Meloni lo motteggia: «Così, adesso tutti pensano che faccia calciomercato mentre siamo al ministero». Mirka, invece, interviene sulla play list della ministra: «Giorgia, non togliere Alicia Keys, è il brano più bello che c’è». Ci sono anche romanze tratte dal gobbo di Notre dame di Cocciante, i Nomadi, i Red Hot chili pepper, Emy McDonald, i successi disco... «Sento di tutto» racconta il ministro. Il viaggio in macchina verso la discoteca le ha fatto tornare in mente i suoi viaggi in macchina di quando era ragazza, dieci o quindici anni fa: «Avevo una vecchia cinquecento, all’inizio. Poi feci un grande salto di confort con una 126 usata, che allora mi sembrava di lusso». E quindi il passaggio di epoca: «Quando arrivò la prima macchina nuova che sono riuscita a comprarmi, la nuova Cinquecento, che adesso è vecchia». E quale era il salto? «Aveva lo stereo a cassette, capito? Per noi il vero sballo era quello, poter sentire la musica».
Al «45 giri», intanto, è arrivato il primo testimonial della campagna. Nei locali dove si balla è una specie di mito, si chiama Marco Fargetta, ma è noto con un nome d’arte Shining star, che ha fatto il giro del mondo, con un fortunatissimo hit. «Sono qui spiega Fargetta al fianco della Meloni – perché anche voi giornalisti dovete contrastare uno stereotipo: quello secondo cui tutti quelli che vanno in discoteca sono degli strafatti. Beh, non è vero. Ho 47 anni, sono entrato in un locale per la prima volta trent’anni fa, e non sono nemmeno come sia fatta, la cocaina. Credeteci o no – spiega – ma c’è gente che viene solo per divertirsi, rimorchiare, ballare».
Certo, la serata inizia a farsi divertente, quando sul telefonino iniziano ad arrivare, in tempo reale, i messaggini di chi da casa le racconta in tempo reale l’imitazione che gli stanno facendo nel programma della Dandini, Parla con me. Qui la Meloni resta di stucco, perché la sua imitatrice, Paola Minaccioni, si è già sintonizzata sul progetto Naso rosso: «Ahò, a sti ragazzi je dovemo dà dei cocktail un po’ allungati. Con l’olio di ricino. Così non se ‘mbriacano più». Al «45 giri» tutti ridono, il ministro allarga le mani: “Ma io – scherza - la Minaccioni me la devo prendere nello staff: è un mago della comunicazione!”. Così, sul filo della battuta, si arriva alla rilevazione finale: «Allora, da ragazza andavo al “Piper”. Ma non a ballare. Mi pagavo gli studi lavorando». Come? Qui viene il bello: «Prima da cameriera. E poi da barman. Non era poco». Il cronista fa un salto sulla sedia. La Meloni barman al Piper? Lei ride: «Il cocktail alla moda era l’Angelo Azzurro: gin, cointreau, vodka... Se lo rifacessi oggi mi arresterebbero!». Insomma, si sente una peccatrice redenta? Scuote la testa. «No. Questo mondo lo conosco così bene, da sapere che è pieno di gente che si diverte senza giocare agli zombie.

Sono proprio loro che con il Naso rosso ci possono aiutare a salvare gli altri».

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