Sergio Romano, Memorie di un conservatore. Il racconto di un secolo nei ricordi di un testimone, Tea Storica, 2005, 228 pagine, euro 8,50.
Pagine 211 e 212: «Parlo di Tangentopoli e dell’importanza che la magistratura inquirente ha avuto nella lunga crisi italiana. Nell’autunno del 1993 andai a New York per la presentazione di un libro all’Istituto italiano di cultura e pranzai con Furio Colombo che ne era allora il direttore. La conversazione cadde sulla brevissima detenzione di Carlo De Benedetti (fu arrestato al mattino e rilasciato nella tarda serata) per l’indagine su una partita di telescriventi che Olivetti aveva venduto al ministero delle Finanze. Colombo mi dette l’impressione d’esserne scandalizzato. Nei paesi dell’habeas corpus, mi disse, una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Gli risposi che il sistema costituzionale italiano era entrato in crisi e che la crisi mi sembrava provvidenziale.
«Capivo le obiezioni di Colombo, ma pensavo che le indagini della Procura di Milano fossero utili al rinnovamento istituzionale del paese e che le obiezioni garantiste, in quel momento, fossero fuori luogo.
«Da allora le nostre posizioni si sono, per certi aspetti, rovesciate. Colombo ha sostenuto la Procura di Milano e, più generalmente, la magistratura inquirente; mentre io le ho spesso criticate. Non so per quali ragioni Colombo abbia cambiato avviso».
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