Meno consumi con l’abbinata diesel-metano Stati Uniti pronti a spingere sul gas naturale

Diesel e metano insieme, per ridurre consumi ed emissioni. L’idea, già studiata una ventina d’anni fa e poi accantonata, torna alla ribalta, ora che costi e tecnologia la rendono praticabile, con il sistema dual fuel che la società Landi Renzo è pronta a lanciare sul mercato, non appena ottenuta l’omologazione: un kit di conversione aftermarket di costo analogo ai sistemi bifuel per le vetture a benzina, che dovrebbe attirare l’interesse dei fleet manager, i cui parchi sono costituiti soprattutto da veicoli diesel. «Della trasformazione - spiega Corrado Storchi, responsabile della comunicazione del gruppo emiliano - si avvantaggerebbero i consumi, con un risparmio del 15%, e l’ambiente, con la riduzione alla metà delle emissioni di NOx e di particolato". Il sistema, che permette di bruciare un mix dei due carburanti, potrebbe riaprire le porte dei centri urbani ai veicoli Euro 3 e 4 senza filtro antiparticolato e pure giovare ai motori muniti di Fap, rendendone meno frequente la rigenerazione e abbassando i costi di manutenzione. Sul dual fuel diesel-metano è peraltro centrato un progetto pilota in corso nell’ambito dell’Iniziativa carburanti a basso impatto (Icbi), cui aderiscono, capofila il comune di Parma, 634 enti locali. In concreto, 300mila euro di incentivi per trasformare i veicoli di flotte aziendali poi sottoposti, con il coordinamento della Motorizzazione civile, alla verifica delle emissioni, particolato in primis. E la stessa iniziativa prevede anche un fondo per cofinanziare la costruzione di nuovi impianti di rifornimento lungo la rete autostradale, che oggi conta 35 distributori di metano. «Si tratta di un contributo fattivo all’auspicato piano programmatico nazionale per la mobilità sostenibile, che dovrebbe coprire un orizzonte pluriennale».
Se in Italia il metano fatica a diffondersi, in altri Paesi, come in Argentina e Pakistan, come pure in Iran e Brasile, è ampiamente usato per l’autotrazione: la scelta è di esportare il greggio e di usare il ben più economico gas naturale per il consumo domestico.

Un esempio che anche gli Stati Uniti dovrebbero abbracciare se dovesse avere seguito il piano che prevede di utilizzare per i trasporti le proprie riserve di metano (le quali ammontano al doppio di quelle di petrolio), sulla spinta di una normativa che entro il 2015 potrebbe obbligare le flotte di enti e grandi aziende all'adozione, in quota parte, di veicoli a gas naturale. «Con l’avvio della metanizzazione - osserva Storchi - già il primo anno il mercato americano potrebbe assorbire 180mila vetture», raddoppiando in un sol colpo il numero dei veicoli circolanti.

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