Roma - La maxi-operazione di finanziamento messa in piedi dalle banche centrali, e guidata dalla Riserva federale americana, non convince del tutto i mercati. Mentre le Borse hanno chiuso il day after in territorio positivo, con rialzi fino all’1,5% a Londra e Parigi, i mercati valutari hanno spinto l’euro fino all’ennesimo massimo storico rispetto al dollaro. Nel corso della giornata, la moneta europea ha toccato quota 1,557 dollari, spingendo il presidente dell’Eurogruppo - il premier lussemburghese Jean-Claude Junker - a dichiarare che «l’eccessiva volatilità dei cambi non è gradita, e perciò restiamo molto vigili sull’andamento delle valute». La questione sarà all’attenzione dei capi di Stato e di governo che, da oggi a Bruxelles, partecipano al Consiglio europeo. Ma è quasi certo che il cambio non sarà menzionato nel comunicato finale della riunione.
Junker ha anche difeso la politica monetaria della Banca centrale europea, messa sotto accusa da alcuni Paesi - in prima fila la Francia - ma anche dal Fondo monetario internazionale. «Non dobbiamo ispirarci alla Federal reserve, che si trova in un contesto non comparabile con quello europeo - ha detto Mister Euro -: l’economia americana è sull’orlo della recessione e l’inflazione è al 4,3%, mentre da noi la crescita economica sarà quest’anno leggermente inferiore al potenziale, ma niente recessione». I malumori europei sono stati confermati anche dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Il banchiere centrale ha ripetuto quanto detto lunedì scorso a Basilea, dopo la riunione del Gruppo dei Dieci: «Nelle attuali circostanze, siamo preoccupati per i movimenti eccessivi nei mercati valutari». Pur non volendo commentare l’andamento dei mercati giorno per giorno, Trichet ha rilevato l’importanza della cooperazione fra banche centrali nel fornire liquidità ai mercati finanziari. «Abbiamo dimostrato cooperazione a livello globale, e si è rivelato importante l’intervento simultaneo, nello stesso minuto», ha spiegato il presidente della Bce.
Nonostante il giudizio molto favorevole di Trichet, il maxi-piano delle banche centrali non ha convinto del tutto i mercati, in particolare quelli valutari. Gli operatori continuano a ritenere che la Fed dovrà ribassare ancora i tassi nella prossima riunione del Federal Open Market Committee, il 18 di marzo, fino a 0,75 punti. Se sarà così, il differenziale con i tassi europei guiderà il dollaro verso ulteriori ribassi: nei mercati si parla apertamente di un cambio a 1,60 dollari per euro. I dati della produzione industriale in Europa(+ 0,9% in gennaio) sostengono le tesi della Bce, secondo le quali il rallentamento economico in Eurolandia è limitato; mentre il pericolo maggiore verrebbe dall’aumento dei prezzi. In simili circostanze, ben difficilmente la Bce potrebbe allentare la politica monetaria, riducendo i tassi d’interesse. E in questo quadro, il maxi-swap messo a punto dalla Fed può ridar fiato alle istituzioni finanziarie, ma difficilmente influirà sui cambi.
L’incertezza che regna nei mercati finanziari continua a spingere in alto le quotazioni dell’oro. A Londra le quotazioni sono salite a 980-981 dollari per oncia contro i 971 dollari del fine seduta di martedì a New York.
Il driver di tali quotazioni è, ovviamente, il dollaro, valuta in cui sono denominate le quotazioni del metallo giallo. Gli operatori, si aspettano nuove pressioni al ribasso per la moneta americana, e vedono in arrivo per l’oro la quotazione record di 1.000 dollari l’oncia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.