È il caso di brindare a champagne, per lannunciata riunione delle Spice Girls? Dipende dal punto di vista: da quello artistico, gli scaffali del pop usa e getta sono già abbastanza gremiti da nuove meteore, per farci auspicare il richiamo in servizio di altre già da tempo in quiescenza. Da quello commerciale - che più sta a cuore a unindustria canora notoriamente poco interessata ai valori artistici - si potrebbe pensare, dacchito, che uno stile così prepotentemente consumistico, inventato in laboratorio dai demiurghi del marketing, possa tornare a costituire un investimento redditizio, specie tra il poco pretenzioso pubblico dei giovanissimi. O magari suscitare le nostalgie dei teen ager dallora, che sono diventati i trentenni o i quarantenni di oggi. O entrambe le cose, chissà.
A giudicare dai fatti, viceversa, il riciclaggio di antichi idoli giovanili non sempre va a buon fine: così è stato per i reiterati ritorni dei Duran Duran, per la recente reunion dei Take That e per altri tentativi analoghi, accolti con pari disinteresse dai fan dun tempo e dai giovanissimi. Perché? Per quanto riguarda questi ultimi, la natura stessa di una produzione tutta impostata sulleffimero costringe i fabbricanti di pop teenageriale a sfornare novità a getto continuo, sia per la volubilità del gusto adolescenziale, sia perché l«età fiorita» inesorabilmente passa, e cede il passo a gusti meno futili. Cè dunque, nel pubblico adolescente, un ricambio incessante, che impone allindustria di rimpiazzare continuamente gli idoli giovanili: sarà dunque arduo che le ormai «vecchie» Spice Girl possano sedurre i ragazzini di oggi come sedussero quelli di ventanni fa.
Per gli ex giovanissimi, vale quanto appena detto.
Il mercato chiama, ma le resurrezioni quasi mai funzionano
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