Rapporti

Mercato dell'arte in ripresa con rendimenti fino all'8%

Svolta anche per la Contemporanea con lotti venduti e ricavi in aumento. Ma bisogna saper selezionare

Onofrio Lopez

Il 2018 ha segnato un punto di svolta importante per l'arte contemporanea a livello globale. Per la prima volta dalla grande crisi del 2008, infatti, il valore del mercato è tornato positivo. Secondo il rapporto Artprice, il fatturato complessivo del periodo giugno 2017/giugno 2018 è cresciuto del 19%, toccando quota 1,9 miliardi di dollari (1,68 miliardi di euro) e il numero di lotti venduti è aumentato del 17% a quota 66.850 con un indice dei prezzi in crescita del 18,5 per cento. Il prezzo medio per opera venduta si è attestato a 28mila dollari (24.700 euro), oltre il triplo dei valori di inizio secolo. Il 2018 ha confermato la preziosità delle opere di Jean Michel Basquiat, in testa alle classifica delle aggiudicazioni con Flexible (45,3 milioni di dollari) e Flesh and spirit (30,7 milioni). La classifica del fatturato vede sul podio, dopo Basquiat, lo scozzese Peter Doig e l'italiano Rudolf Stingel. Gli altri connazionali si trovano tutti dopo la centesima posizione: Maurizio Cattelan (121), Gino De Dominicis (178), Sandro Chia (187) e Mimmo Paladino (203). Le piazze di New York, Londra, Parigi e Hong Kong rappresentano l'82% del fatturato globale delle vendite. Ottime performance pure per Germania e Italia che hanno consolidato il quinto e il settimo posto.

L'arte contemporanea rappresenta il 14% delle vendite globali all'asta e il 12% del fatturato. Attualmente supera i Maestri antichi (Rinascimento) e il XIX secolo, ma e indietro rispetto al Dopoguerra e all'arte moderna che insieme rappresentano il 68% del mercato. Il rendimento annuale medio delle opere contemporanee è stato pari all'8,1% ma nel 40% dei casi, segnala Artprice, il valore delle opere è diminuito nei due ultimi passaggi all'asta. Una volatilità determinata anche dal fatto che l'89% del fatturato globale si concentri su un numero relativamente esiguo di artisti (500). In ogni caso, il potenziale di rivalutazione di questa asset class è elevato e rischio di perdite importanti è pure molto alto. Ecco perché conviene ragionare in un'ottica di medio-lungo termine: opere di artisti che negli anni '90 erano stati vendute all'asta a prezzi nell'ordine delle decine di migliaia di dollari, oggi sono quotate una decina di milioni con tassi di rivalutazione che hanno sfiorato il 30% annuo.

Insomma, il modo sbagliato di approcciarsi al mondo dell'arte contemporanea è quello del raider di Borsa che concentrano l'attenzione su un singolo titolo per un tempo molto limitato. La speculazione in questo campo necessita di anni se non di decenni. E soprattutto per realizzare un buon investimento occorre informarsi sul contesto del mercato e sulle opere stesse visitando musei e gallerie e imparando a riconoscere gli artisti più quotati e seguendo l'andamento delle transazioni all'asta. Sarà un po' come tornare sui banchi di scuola per studiare nei dettagli la produzione di un singolo artista e, poi, a valutare il tipo di opera, il periodo al quale si riferisce, il suo stato di conservazione e, ultimo, ma non meno importante la natura e la qualità delle certificazioni. Acquisite, seppur sommariamente, queste conoscenze, suggeriscono gli esperti, bisognerà agire nello stesso modo con cui ci si confronta con il proprio patrimonio stabilendo quale «peso» in portafoglio si è disposti a sopportare.

E qui, per fortuna o purtroppo, la razionalità lascia spazio al sentimento: l'acquisto di un quadro, di una scultura, di una ceramica artistica, di un vetro di Murano devono rappresentare un momento di piacere anche perché, per un determinato periodo o per tutta la vita, quell'opera vivrà nella nostra casa.

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