C'era una volta la nobiltà del calcio italiano. C'erano una volta Juve e Milan che, per esempio, si disputavano la Champions league (maggio del 2003 a Manchester, non un secolo fa), c'erano una volta Capello e Ancelotti che si disputavano lo scudetto punto su punto negli anni 2005 e 2006, quelli poi bruciati dall'inchiesta di calciopoli. C'erano una volta Agnelli e Berlusconi, considerati i re Mida del mercato. In verità quando il Cavaliere di Arcore irruppe nel calcio, per l'Avvocato e i suoi furono anni bui e magri, molto magri, addirittura nove senza vincere uno scudetto.
Adesso la Juve nuova (nella foto, De Ceglie e Motta), restituita ad un Agnelli, Andrea, figlio di Umberto, sta faticosamente risalendo la china e cercando di riguadagnare il credito meritato. Sul mercato ha cambiato tutto: allenatore (Delneri), dg (Marotta),addetto stampa per poi cominciare a costruire la squadra partendo dagli acquisti invece che dalle cessioni. E infatti sono arrivati in sequenza Pepe e Motta dall'Udinese, Martinez dal Catania, Bonucci dal Bari mentre lungo è l'elenco dei bianconeri dati in partenza ma finora fermi al palo.
Destino completamente diverso quello del Milan berlusconiano che sta vivendo la fase del ridimensionamento finanziario. I suoi tifosi hanno finora fatto una scorpacciata di smentite visto che ogni trattativa finita su giornali e siti è stata puntualmente smontata dalle dichiarazioni di Galliani. La linea del Piave in via Turati è la seguente: a ogni arrivo deve corrispondere, in modo plastico, una partenza. É partito Dida, è arrivato Storari, ceduto Storari è arrivato Amelia, finito il contratto di Favalli largo a Yepes.
Così va la vita degli ex Paperoni del calcio italiano.
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