Perugia - Hanno trascorso la prima notte di carcere in isolamento nel nuovo penitenziario perugino di Capanne Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba Diya arrestati ieri mattina dalla polizia per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Erano arrivati ieri pomeriggio - ha raccontato il direttore Giacobbe Pantaleone - e sono "apparsi psicologicamente molto provati e la ragazza particolarmente confusa, ma in questa situazione - ha aggiunto - è un fatto logico e normale". In serata si sono incontrati con una psicologa e sono stati sottoposti a visita medica "secondo la normale prassi per tutti i detenuti", ha spiegato il direttore. Oggi sono in programma altri incontri con operatori carcerari per il necessario "sostegno psicologico" nell’affrontare l’esperienza carceraria. Nel nuovo carcere di Perugia, che sorge ad una decina di chilometri dalla città, sono ospitati 210 detenuti, 35 dei quali sono donne.
Interrogatorio Nei loro racconti gli investigatori avrebbero riscontrato numerose incongruenze sulle quali ora si sta ancora lavorando per ricostruire la dinamica esatta che ha portato all’uccisione della giovane Meredith. A crollare per prima, sotto torchio dalla polizia, Amanda Knox, che inizialmente aveva raccontato agli investigatori di aver trascorso fuori casa la notte in cui è avvenuto l’omicidio e di essere rincasata, insieme al fidanzato Raffaele, soltanto il giorno successivo quando il cadavere di Meredith è stato ritrovato nella sua camera da letto. La ragazza, però, sentita e risentita più volte dopo il delitto, ha ammesso di essere stata presente quella sera in casa. Secondo il suo racconto Meredith e Patrick Lumumba Diya, questo ultimo gestore di un locale perugino dove l’americana lavorava saltuariamente, si sarebbero appartati in camera da letto, mentre lei si trovava in cucina. Poi avrebbe sentito le urla di Meredith.
Contraddizioni Un racconto confuso sul quale bisognerà fare ancora molta chiarezza per capire anche il ruolo preciso dello studente pugliese nella vicenda. Per l’accusa, quella sera, tutte e tre le persone fermate, erano presenti nel casolare di viale Sant'Antonio e tutte e tre hanno concorso nell’omicidio di Meredith. Intanto, non è stata ancora trovata l’arma con la quale è stata inferta la profonda ferita alla gola che ha portato alla morte della vittima e si attendono i risultati relativi al sopralluogo degli uomini della polizia scientifica nel casolare.
La rosa al Duomo John Kercher, il padre della studentessa uccisa a Perugia, ha portato oggi una rosa rossa sui gradini del duomo cittadino, tra i ceri che lunedì sera vi erano stati deposti dagli amici della giovane durante una manifestazione con fiaccolata per ricordarla. Insieme alla rosa ha lasciato anche un foglio con scritto: "love you forever, Meredith. All my love, Dad" ("ti amerò per sempre Meredith con tutto il mio amore.
Papà"). Con lui c’ erano anche la moglie e la sorella di Meredith, che, accompagnati dall’ addetto stampa dell’ ambasciata inglese a Roma, hanno compiuto una passeggiata in corso Vannucci, in una splendida giornata di sole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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