Meridione, via al Piano Marshall Tremonti firma la pace coi ribelli

RomaLa Sicilia incassa e ringrazia. Porta a casa 4 miliardi e 313 milioni, stanziati da quel Cipe divenuto d’incanto arbitro di una delicata partita politica, e sotterra l’ascia di guerra. Tanto basta al Cavaliere, lesto a concedere la ribalta mediatica di Palazzo Chigi ai «ribelli», convinto com’è che il gioco valga la candela. Insomma, dopo giorni di tempesta - con tanto di rimbrotto del leader Pdl («ora basta con le divisioni») rivolto ad uno dei quaranta commensali isolani, a tavola con lui giovedì sera al ristorante, guarda caso, «Capricci siciliani» - spunta la quiete. Una «pax sicula» siglata al mattino, grazie allo sblocco dei fondi Fas da destinare in primo luogo ad infrastrutture (43%) e al sistema produttivo (14%), ma non certo alle spese correnti. Condizione irrinunciabile, per il premier, secondo cui «la Sicilia sarà un modello per le altre Regioni del Sud, con cui abbiamo già aperto un tavolo di lavoro, a partire dalla Puglia». E nel caso in cui arrivino altri Piani attuativi regionali, ovvero Par, conformi alle richieste, non è escluso - fa sapere - che il Cipe possa riunirsi «anche durante la pausa estiva».
Nel frattempo, tocca a Gianfranco Miccichè, tra gli ispiratori di quel Partito del Sud che sembra archiviato, almeno per ora, prendere atto dell’impegno del governo sul ribattezzato «Par della pace»: «La mia è una soddisfazione enorme» e «se abbiamo fatto delle scaramucce, di cui ci assumiamo la responsabilità, è stato per arrivare a ottenere un risultato che fosse soddisfacente per tutti». Seguono i «ringraziamenti» a Giulio Tremonti, a cui per settimane ha contestato, diciamo così, l’eccessivo feeling con la Lega per un asse nordista anti-Meridione. Asse «smentito nei fatti», però, stando alle parole di Raffaele Lombardo, cosciente che «questo governo si pone come obiettivo - ed è un fatto storico - il superamento del divario fra Nord e Sud». Grazie ad uno stanziamento «estremamente importante - commenta a Palazzo Madama il presidente Renato Schifani - che la Sicilia non può e non deve sprecare come grande occasione di sviluppo».
«I segnali dati non sono però solo per la Sicilia, ma per tutto il Mezzogiorno - aggiunge Miccichè - e tutte le regioni ora sanno che si è sbloccata questa via». E il Partito del Sud? «Non era l’obiettivo, ma lo strumento per raggiungerlo - chiarisce -. Ma se sarà Tremonti a farsi strumento, sono contento». Come dire, acqua passata. Nonostante poi il leader dell’Mpa, pur col sorriso, la butti giù così: «Rimane una spada di Damocle» e «prima o poi lo faremo».
Al di là della querelle, il fronte siciliano ottiene quanto richiesto. Ma Tremonti, chiamato a respingere vecchie accuse e sospetti isolani, non rimane a guardare: «Se è stato detto che c’è un disegno del Nord e non del Sud, quelle discussioni sono chiuse per sempre». Perché «il piano della Sicilia, dopo una dialettica molto intensa, è assolutamente compatibile con gli obiettivi strategici della regione e dell’Italia. Ci saranno investimenti in strutture a supporto della legalità (caserme e carceri) e si è deciso di avviare esperimenti di fiscalità di vantaggio (o speciale, come si chiama con il federalismo) compatibili con il quadro europeo e logici nella nostra strategia». Nel complesso, rimarca il ministro dell’Economia in conferenza stampa, «la questione Mezzogiorno è nazionale e come tale va affrontata. È necessaria una visione politica più generale e cominciare a ragionare, come dice Berlusconi, ad un piano Marshall per il Mezzogiorno, che valga per almeno un decennio, oltre il 2013, e che utilizzi strumenti speciali».
Da Palazzo Chigi ai microfoni di Sky Tg24. È l’occasione per tornare sul Piano di sviluppo per il Sud ed annunciare: «A settembre voglio ripartire con la Banca del Mezzogiorno», finanziata con «soldi dei privati», «radicata sul territorio» e con una «idea politica» alla base. «Vorrei che si chiamasse Cassa per il sud - ipotizza Tremonti -, ma non è una questione di nomi, quanto invece di visione, progetto». Già pronto comunque il primo «slogan»: «Non si parla inglese, i risparmi non vengono portati al Nord o all’estero, ma restano qua per far lavorare i tuoi figli». Nell’intervista satellitare, c’è spazio per una battuta sul dopo-Cavaliere: «Io successore o delfino? Non mi interessano né la storia né gli animali...». E poi, «credo che Berlusconi sia una figura talmente straordinaria da uscire dalle vecchie categorie. Non è mica facile, e nemmeno immaginabile, succedere ad una persona così».
Il diretto interessato, intanto, firma il decreto per sbloccare i fondi Fus (sessanta milioni a favore del mondo dello spettacolo) e avverte, durante la riunione del Cipe, a proposito dei 150 milioni assegnati al Comune di Palermo per investimenti anche nel settore dell’igiene ambientale, che «non possiamo permetterci un nuovo caso Napoli». In parole povere: non si ripeta un’altra emergenza rifiuti.

In Cdm, invece, il premier preferisce non delineare le misure da inserire nel Piano per il Sud: dossier a cui dovrà lavorare a lungo nei prossimi giorni (lunedì in agenda alcune riunioni tecniche ad Arcore). Ne approfitta, invece, per ringraziare il ministro dei Rapporti con il Parlamento, elogiando la sua «pazienza». Elio Vito, constata il Cavaliere, «smentisce chi dice che non esiste il dono dell’ubiquità».

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