La meritocrazia è quella cosa che tutti lodano e nessuno vuole. Se ne magnificano i pedagogici effetti fin dalla più tenera età, quando al bambino si dice che se farà la pupù nel vasino avrà in cambio una bella caramella. Poi, crescendo uno si aspetta che se sarà bravo avrà sempre tante caramelle e invece scopre che le caramelle le danno agli altri. Però tutti continuano a dire che è giusto premiare i più bravi e meritevoli. Avete mai sentito qualcuno pronunciare una frase tipo: basta balle, qui si premiamo gli asini e gli sfaccendati? Io no, però di asini premiati ne ho visti tanti. Ma questo cosa c’entra? vi starete chiedendo. C’entra eccome, perché nelle scuole italiane sta succedendo una cosa molto grave, che passa sotto silenzio e che ha molto a che fare con la meritocrazia.
Quest’anno (qualcuno dice per effetto della riforma Moratti, altri dicono che è fisiologico) c’è stata una fuga dagli istituti tecnici e un assalto ai licei, che hanno registrato un incremento di iscrizioni tra l’8 e il 10 per cento. Il fatto è che nei licei italiani non ci sono abbastanza posti per tutti i nuovi iscritti (solo allo scientifico il boom è del 40 per cento) e i presidi non sanno che pesci prendere. Le strutture non reggono il colpo e in qualche modo devono selezionare gli iscritti. Racconta il Messaggero che al Giambattista Vico, storico liceo di Napoli, si era pensato di fare un quiz per scegliere 50 dei 164 aspiranti. Immediata la reazione delle famiglie, contrarie all’idea che a scuola si iscrivessero solo i più bravi. Ora, l’idea del test di ammissione, che appoggio in toto per l’università, non mi sembra una bella trovata per scegliere chi ammettere in un liceo. Perché a tredici/quattordici anni la valutazione rischia di essere molto difficile e ingiusta. E sono più che giustificate le proteste delle famiglie, a Napoli e in tutta Italia (anche a Milano e Roma sta accadendo lo stesso) perché stiamo parlando di scuola dell’obbligo e quindi di un diritto allo studio e alla scelta di quale indirizzo intraprendere che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione. Mettendosi però nei panni di un preside, il quiz è il male minore. Sapete invece cosa sta succedendo? Che di fronte alle proteste, si è scelto di tirare a sorte. I fortunati (anche se ciuchi) dentro, gli sfortunati (anche se potenziali premi Nobel) fuori.
Non tanto per i potenziali premi Nobel quanto per l’idea che questa scelta veicola. La meritocrazia non funziona più nemmeno a scuola. E ora le caramelle a chi le diamo?
caterina.soffici@ilgiornale.it
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