L’asse Berlino-Parigi è tornato più solido che mai: ma su entrambe pende la spada di Damocle della perdita della tripla A. Standard & Poor’s si prepara a metterle sotto osservazione con «creditwatch negativo», insieme a Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo, cioè gli altri Paesi che godono del rating massimo. La notizia arriva come una bomba in serata: ad anticiparla è il Financial Times.
Un finale a sorpresa per una giornata che aveva visto il trionfo della ricostruita diarchia Merkel-Sarkozy: tra Francia e la Germania vi è un «accordo completo» sulla necessità di riformare i trattati costitutivi europei e sulle decisioni da prendere. Parola dello stesso Sarkozy, al termine dell’incontro con la Cancelliera Angela Merkel. Che si è svolto all’Eliseo, ma ha sancito il trionfo delle posizioni tedesche, dal ruolo della Bce al no agli eurobond. Il prezzo da pagare, per consentire a Sarkozy di rivendicare il comune primato nella guida dell’Unione: «Francia e Germania - ha ribadito - sono le due grandi economie europee e non possiamo rischiare che tra noi ci siano divergenze». Ma intanto Parigi e Berlino vogliono spingere a tappe forzate i partner dell’area euro ad accettare un nuovo Trattato sull’inasprimento della disciplina di bilancio. E puntano a chiudere l’accordo entro marzo, se possibile tra tutti e 27 i Paesi dell’Unione europea, altrimenti, e anzi più probabilmente, ristretto ai 17 dell’eurozona, per evitare che alcuni Paesi possano ritardare il processo. Un «club ristretto» che non piace a Bruxelles, secondo fonti comunitarie, ma Sarkozy ha parlato chiaro: «Bisogna andare il più velocemente possibile sulla base dell’accordo fra la Francia e la Germania, che è aperto agli altri».
I dettagli del piano saranno resi noti domani, con una lettera al presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, alla vigilia del Consiglio tra capi di Stato e di governo dell’Ue. Ma già ieri i due leader hanno anticipato parte dei contenuti del loro accordo.
Intanto bisognerà passare a sanzioni automatiche a carico dei Paesi che sgarrano sui parametri chiave sui conti pubblici, un sistema più drastico del rafforzamento della governance Ue che è stato recentemente concordato. Viene poi proposto di tenere ogni mese una riunione a livello di capi di Stato e di governo dell’area euro, «fin quanto proseguirà la crisi sui debiti».
Altro nodo, quello del fondo salva-Stati: Parigi e Berlino puntano ad anticipare dal 2013 al 2012 l’introduzione del meccanismo europeo di stabilità, che sostituirà l’attuale Efsf, i cui fondi, ha detto la cancelliera, «saranno utilizzati in partnership con Fmi». Cassata senza appello l’ipotesi di eurobond: «Siamo contrari», ha ribadito, per l’ennesima volta, la Merkel. «Non rappresentano in alcun caso la soluzione», le ha fatto eco Sarkozy, che pure aveva in passato manifestato disponibilità sul tema.
C’è anche un capitolo Italia: «Non possiamo paragonare una grande economia come quella italiana - dice Sarkozy - o quella spagnola, a quanto è successo in Grecia».
Dal canto suo, il presidente del Consiglio rivendica il peso dell’Italia nella futura revisione dei trattati europei: «Mi riprometto di avere un ruolo nel dibattito», ha detto ai giornalisti stranieri.
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