Merlo all’esordio mostra i muscoli

Rivoluzione annunciata sulle banchine: «Verranno date concessioni più lunghe a chi investe, e più brevi per chi non lo fa»

Prudente, e misurato, e anche particolarmente cauto nei progetti, sì, lo è stato. Ma non è che Luigi Merlo, alla prima uscita da presidente dell’Autorità portuale, non abbia detto niente, anzi. Tanto per mettere fin da subito le cose in chiaro: annuncia che avvierà una verifica delle concessioni portuali, attraverso una apposita Commissione che verificherà lo stato di attuazione dei Piani di impresa. E già questa, visti i tempi, suona come una controrivoluzione nei confronti dei «ribelli» che si colloca in continuità con le gestione precedente. Quella delle concessioni è una delle situazioni più spinose: dalla concessione del Terminal Multipurpose ha preso avvio l’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari di Giovanni Novi. E lui, Merlo, conferma di considerare la faccenda un problema centrale: «La nuova legge di riforma dovrebbe indicare norme più precise e puntuali. Ritengo positive le proposte recenti del ministro dei Trasporti che prevede concessioni più lunghe per chi investe sulle banchine, e più brevi per chi non lo fa». Mano al portafoglio, insomma, se volete gestire l’area. In attesa della riforma, precisa comunque Merlo, «l’Autorità portuale ha gli strumenti per procedere a una verifica delle attuali concessioni». Poi arriva l’affondo sulla nomina del segretario generale, ruolo chiave per il funzionamento dell’Authority e del porto. L’affermazione, senza ovviamente nominare i trascorsi non idilliaci fra Novi e Sandro Carena, è secca e chiarissima: «Decido io. E non consentirò a nessuno di interferire con le mie decisioni». E per essere ancora più chiaro: «La scelta del nuovo segretario generale dell’Autorità Portuale di Genova sarà frutto di un attento esame delle candidature e compiuta in piena autonomia all’esterno della struttura». Basterebbe questo per capire (per chi non lo avesse ancora capito, naturalmente) che il più giovane presidente nella storia del porto di Genova non intende scivolare sull’olio che potrebbero versare gli altri.
Ma Merlo non si ferma qui, anche se chiede «quindici giorni di riflessione» prima di sbilanciarsi in dettagli sui programmi. Intanto ribadisce la volontà di studiare il modo di ampliare il porto verso ponente. «È necessario vagliare ogni possibilità, ed è anche possibile rivedere l’accordo di Cornigliano e trovare lì spazi più ampi per il porto», anche nella prospettiva di favorire l’arrivo di nuovi operatori internazionali. Di sicuro, aggiunge, «bisogna migliorare l’uso degli spazi esistenti. Su questo fronte vorrei misurarmi con il Comune per capire quali opportunità ci siano. Le istituzioni devono decidere in modo definitivo come intervenire sul Waterfront e come realizzare l’Affresco di Piano».
Agli operatori portuali, Merlo chiede invece di «fare uno sforzo per ammodernare e innovare i loro impianti». L’obiettivo primario è «fare in modo che l’Italia e il mondo parlino di Genova non per le inchieste, i conflitti e i disagi, ma per i successi e le opportunità di crescita». Per questo, «serve un lavoro di tessitura e di ricostruzione di un clima sereno. I dati sui traffici sono parzialmente positivi, ma è necessario e possibile migliorare». La prima emergenza da affrontare è il Vte, «perché si sta creando un danno inaccettabile al porto e alla città. Questi blocchi creano un danno significativo anche per l’extragettito portuale che rappresenta invece una grande opportunità per lo sviluppo del porto.

Mi metterò subito al lavoro - promette il neopresidente - anche per capire come possiamo contribuire a superare l’emergenza delle dogane, il problema del sistema ferroviario interno allo scalo, il sistema dei retroporti, la situazione dell’autotrasporto, i dragaggi». Un elenco di «priorità prioritarie» cui mettere mano presto e bene: è l’equazione che Merlo deve risolvere per contribuire a trasformare il porto dei veleni nel porto della qualità.

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