Capace di mimetizzarsi come una mantide religiosa, la donna killer si muove programmandosi, lasciando nulla al caso: procede per ordine, si muove da sola o in piccolo branco e, con un'età che va dai 30 ai 40 anni fa del crimine una vera opera d'arte: secondo un calendario d'azione, in cui anche il minimo dettaglio e le possibili variabili del caso trovano posto avvicina più volte la preda, fotografa i suoi spostamenti e le abitudini, per arrivare al suo lato debole. Prepara lo scannatoio e quantifica il tempo per la cattura, l'omicidio e l'occultamento della vittima che, avvicina con estrema facilità proprio perché un parente, un malato o un bambino. Resta nella macchia per lunghi periodi, prima di essere scoperta, continuando la vita di sempre. Segue percorsi limitati e ben conosciuti per occultare facilmente il cadavere, con cui evita rapporti fisici veri e propri, colluttazioni o comportamenti sessuali. Appare piuttosto stanziale. Sceglie accuratamente l'arma: spesso ricorre al veleno, ma non è detto che risparmi alla vittima lo strangolamento, la cremazione o la mutilazione delle parti del corpo, se sono previsti spostamenti del cadavere.
Poco eccitata dal sangue non ammira la sua opera, ma se ne disfa piuttosto in fretta. Non lascia tracce. Non segue le indagini del caso e, per il momento si ferma a colpire. L'omicidio appaga a sufficienza in lei l'odio e le ostilità profonde.*storico - psicologo
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