Il metrò del 2030 si fermerà in 226 stazioni

FLESSIBILITÀ Pratiche burocratiche complesse solo per edificazioni ad alto impatto ambientale

Entro il 2030 le linee della metropolitana diventeranno dieci, per 192 chilometri e 226 stazioni (contro le 88 di oggi). Più dodici percorsi di ferrovia urbana per una rete di trasporto pubblico che porterà Milano al livello di Londra e Parigi. Solo un capitolo di quello che l’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli chiama «il libro dei sogni che diventa realtà grazie alla rivoluzione copernicana del nuovo Pgt». Il Piano di governo del territorio approvato ieri dalla giunta comunale e che, con l’introduzione di nuove regole, manda in pensione il vecchio Piano regolatore. Un grande progetto studiato per guidare lo sviluppo urbanistico nei prossimi vent’anni e che entro dicembre arriverà al consiglio comunale per l’approvazione. In oltre mille pagine, la previsione di 300mila nuovi abitanti, un tunnel stradale dall’aeroporto di Linate a Rho, il doppio del verde pubblico rispetto a oggi e servizi di prima necessità a non più di dieci minuti a piedi da ogni abitazione. Oltre a una descrizione particolareggiata degli 88 quartieri in cui è stata divisa la città con l’elenco di criticità e possibilità di sviluppo. E a sorpresa, nel paragrafo dedicato a Greco, anche la promozione del centro sociale Leoncavallo che «propone iniziative di successo». Nonostante i «conflitti con l’amministrazione rispetto alla sua legalizzazione», ma «tuttavia senza destare le proteste dei residenti».
Netto il taglio con il passato. «Non più una città che cresca in espansione - spiega Masseroli - Con quartieri periferici costruiti dove non arrivano metropolitane e mezzi pubblici». E gli abitanti costretti a usare l’auto per spostarsi, congestionando il traffico e aumentando l’inquinamento. Ora la costruzione di nuove abitazioni sarà strettamente legata allo sviluppo dei servizi (trasporti, asili, scuole, centri sportivi) e del verde. Che passerà dagli attuali 13,5 metri quadri per abitante a 30 grazie alla programmazione. «Il segreto è non consumare il territorio - spiega Masseroli -, creando una città compatta. Con il suolo risparmiato, si genera verde per tutti. Migliorando la qualità della vita». Scali ferroviari dismessi, caserme inutilizzabili, aree industriali abbandonate potranno diventare parchi o essere edificate liberando altrove spazi da dedicare a parco, piazze, spazi pubblici grazie alla borsa dei diritti edificabili affidata a un ente terzo che si farà garante del passaggio delle volumetrie. Chi possiede un’area dove non si può costruire, oggi non ha nulla in mano. Domani avrà il valore di tutto il resto della città. Potendola vendere o permutandola con il diritto a costruire altrove. «Un’anticipazione - spiega il sindaco Letizia Moratti - si è già avuta con lo spostamento dei progetti di Ligresti. Quei grattacieli in quel luogo non ci stavano e allora sono stati spostati in un altro contesto».
Il risultato? «Più verde - promette il sindaco - Più infrastrutture, raggiungibili da casa a piedi nel raggio di 500 metri e più servizi». Il che significa scuole, asili nido, centri di ricerca, alberghi low cost, botteghe storiche la cui realizzazione godrà di facilitazioni non intaccando i diritti edificatori, per permettere a chi investe la necessaria sostenibilità economica. Così l’amministrazione conta di liberare nuovi spazi a verde e concentrare le nuove edificazioni nelle zone più servite dal trasporto pubblico (dove non saranno infatti ammessi indici inferiori a 1).

La flessibilità si accompagnerà alla semplificazione delle procedure in nome di un principio: la complessità dell’iter burocratico sarà direttamente proporzionale al suo impatto sul contesto. Pronta a dar battaglia l’opposizione. «Ci opporremo a qualsiasi blitz fatto nel nome delle peggiori logiche speculative», assicura il capogruppo del Pd in Comune Pierfrancesco Majorino.

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