Mettiamo ordine nei conflitti

Mettiamo ordine nei conflitti

Cosa troviamo se apriamo un nostro cassetto? Qualcuno di noi troverà il contenuto perfettamente ordinato, qualcun altro un grande disordine, altri ancora magari faranno fatica ad aprirlo perché non perfettamente nelle guide. Su una cosa, però, saremo tutti d’accordo: l’ordine nei cassetti non è uno stato naturale ma artificiale, conseguenza di impegno e costanza.
Come l’ordine nei cassetti, anche la pace è uno stato artificiale, prodotto da equilibrate negoziazioni e gestione dei conflitti. Ogni giorno la nostra esistenza è attraversata da numerosi microconflitti, alcuni dei quali si esauriscono nello spazio di qualche minuto e non lasciano traccia, come avviene per esempio per le liti quando guidiamo.
Altri, invece, avvelenano lentamente la nostra vita perché non risolti ma solo accantonati: pensiamo ad alcune discussioni e litigi con figli, coniuge, suoceri, colleghi o vicini di casa.
Altri ancora, più palesi, ci condizionano per periodi più o meno lunghi fino al punto, a volte, di perdere il sonno e la salute.
Quando siamo coinvolti in un conflitto, il condizionamento emotivo che ci pervade ci impedisce di valutare con serenità e obiettività qual è la strada migliore per una soluzione vantaggiosa per tutti. Spesso, in questi casi, l’intervento di un terzo accettato da tutte le parti in causa può essere la chiave di volta per la risoluzione di una lite che sembrava non avere via d’uscita. Se poi il terzo è un conciliatore, la sua preparazione gli consentirà, innanzitutto, di individuare le cause che hanno generato il conflitto e, in seconda istanza, di raggiungere tre obiettivi che faciliteranno la soluzione della controversia: quello di dare maggiore obiettività alle parti, quello di fare in modo che le parti stesse siano meno spaventate dall’altro (poiché spesso la paura gioca un ruolo importante nei conflitti) e quello di far diventare i contendenti più possibilisti sulla riuscita dell’intervento.


Solo così i litiganti comprenderanno l’importanza dell’agire attivamente nel conflitto, per stabilire un contesto di dialogo e apertura, anziché reagire passivamente ostacolando l’ordine che ciascuno di noi vorrebbe vedere nel cassetto della propria vita.

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